Livorno musa ispiratrice dei propri figli pittori, bagnata da un mare impetuoso e riparata dai moli dove le acque appena ondulate dal moto delle barche mandavano riflessi di ogni colore. La scuola era quella, soprattutto quando si parla di catturare i moti di quelle marine, Micheli allievo di Fattori, quelle nozioni le passò a Lloyd e Lloyd le tramandò a Domenici.
E di questa scuola baciata dall’arte scrisse proprio Llewelyn Lloyd in “Tempi andati”:
“Barchette e velieri benché ancorati e ormeggiati oscillano e dondolano all'inquieto movimento dell'acqua cambiando e ricambiando il punto di vista, la posizione. Micheli ci diceva, e aveva ragione, che il disegnare una barca vuol vedere l'uomo in faccia; mettere in proporzione allo scafo gli alberi maestri non è da tutti. Ci sono regole nell'arte marinara, che è in certo qual modo architettura, ci sono leggi di equilibrio e c'è la nomenclatura per il sartiame e i pennoni e i buttafuori, che l'uomo di mare deve riconoscere in un dipinto, sia pure se una sola pennellata ne definisce il contorno e la macchia.
In tema di marina ci sono due cose da mettere contemporaneamente insieme, l'oggetto che sta sopra la superficie e i toni di questa che stanno sotto il suo specchio, il mare: miriadi di superfici concave e convesse di questo specchio ondulato d'acqua, che storgono, spezzano, aggrovigliano l'immagine riflessa. Micheli li conosceva questi misteri di luci, li aveva osservati e studiati. Ho visto di lui delle marine osservate e capite da occhio esperto.
Ma non ci gonfiava la testa con teorie, con metodi, sotterfugi od altro. Diceva: State attenti agli spazi, e metteteci giusto dentro il tono.”
E così anche Domenici riportò attentamente queste nozioni nei suoi dipinti, quest’opera ne è la conferma e pur non essendo un’opera germinale come le sue mitiche tavolette anni ‘20 introvabili, almeno è raramente autentica e porta con sé il suo fascino macchiaiolo.
Databile anni ‘40 (si veda anche firma) proveniente da prestigiosa collezione.
Fotografato in esterno con piena luce solare.
Olio su compensato, cm. 35x50
Con cornice, cm. 58x73
Firmato in basso a destra
Spedizione assicurata e tracciabile.
Le cornice è offerta gentilmente in regalo, declino pertanto ogni responsabilità da eventuali danni durante la spedizione.
— Biografia
A tredici anni, viene mandato a Firenze all'Accademia di Belle Arti. Lavora dal vero e ha i primi contatti con le opere rinascimentali e macchiaiole.
A soli diciassette anni espone alla mostra “Amatori e Cultori” di Roma.
Entra nel Gruppo Labronico partecipando assiduamente alle sue mostre: ne diverrà presidente e rimarrà in carica fino alla sua dipartita.
La sua pittura, che si contraddistingue per la luminosità e un senso vivo e gioioso della natura, è irrobustita dalla sicurezza dei tratti e dal dinamismo delle figure. Le campagne di Livorno, la Maremma, le darsene del porto, la Fortezza Vecchia, l'isola d'Elba sono tra i suoi temi preferiti. Si presenta a Milano con la sua prima personale riscuotendo positivi consensi; nel 1926, sempre a Milano, alla Galleria Pesaro partecipa all'esposizione del Gruppo Labronico con ben quaranta opere: paesaggi di Livorno e dintorni.
Le sue emozioni fissate sulla tela, vengono immediatamente percepite dall'osservatore che ne rimane commosso e affascinato. Sarà presente con le sue opere alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, all'Esposizione dell’America del Sud e all'Internazionale di Tokio.
È importante sottolineare le sue esperienze divisioniste che, pur meno marcate rispetto ad altri colleghi livornesi, ci hanno lasciato opere interessanti e di particolare effetto cromatico.
Domenici continua il suo cammino, sicuro di una pittura robusta, animata da luminosi cromatismi e definita da piacevoli armonie; fedele narratore di paesaggi toscani e marine tirreniche in una incessante ricerca dal vero, sospinta sempre da uno spirito giovanile ed entusiasta. Fu amico di Mascagni e Puccini che ne apprezzarono la produzione artistica e lo collezionarono assiduamente.
A Portoferraio istituì il “Premio Llewelyn Lloyd” in ricordo dell’amico e famoso pittore che all'Elba visse e dipinse.
Domenici, sentì e seguì, pur attraverso una propria visione ed elaborazione, l'insegnamento dei Maestri della pittura Toscana dell'Ottocento: lui stesso talora affermava che le Accademie non sarebbero servite a nulla senza l'esistenza e l'insegnamento dei vari Fattori, Lega, Signorini e degli altri importanti Maestri dell'Ottocento Italiano.
Diceva: “Sono del passato. Appartengo ai miei Maestri. Sono un continuatore di una pittura che ci onora nel tempo, ieri per domani. Non ho inventato nulla ma continuo, come meglio posso, a fare sopravvivere quell’arte che altri vorrebbero fosse distrutta e rimpiazzata con i fili di ferro, e con tutte le diavolerie degli ismi”.
Forse l’ultimo macchiaiolo è indiscussa la sua sensibilità con la quale ha saputo cogliere gli aspetti del paesaggio toscano e trasmetterli a tutti, con i suoi dipinti oggi sparsi per il mondo in collezioni private e Gallerie d'Arte Moderna.


Livorno musa ispiratrice dei propri figli pittori, bagnata da un mare impetuoso e riparata dai moli dove le acque appena ondulate dal moto delle barche mandavano riflessi di ogni colore. La scuola era quella, soprattutto quando si parla di catturare i moti di quelle marine, Micheli allievo di Fattori, quelle nozioni le passò a Lloyd e Lloyd le tramandò a Domenici.
E di questa scuola baciata dall’arte scrisse proprio Llewelyn Lloyd in “Tempi andati”:
“Barchette e velieri benché ancorati e ormeggiati oscillano e dondolano all'inquieto movimento dell'acqua cambiando e ricambiando il punto di vista, la posizione. Micheli ci diceva, e aveva ragione, che il disegnare una barca vuol vedere l'uomo in faccia; mettere in proporzione allo scafo gli alberi maestri non è da tutti. Ci sono regole nell'arte marinara, che è in certo qual modo architettura, ci sono leggi di equilibrio e c'è la nomenclatura per il sartiame e i pennoni e i buttafuori, che l'uomo di mare deve riconoscere in un dipinto, sia pure se una sola pennellata ne definisce il contorno e la macchia.
In tema di marina ci sono due cose da mettere contemporaneamente insieme, l'oggetto che sta sopra la superficie e i toni di questa che stanno sotto il suo specchio, il mare: miriadi di superfici concave e convesse di questo specchio ondulato d'acqua, che storgono, spezzano, aggrovigliano l'immagine riflessa. Micheli li conosceva questi misteri di luci, li aveva osservati e studiati. Ho visto di lui delle marine osservate e capite da occhio esperto.
Ma non ci gonfiava la testa con teorie, con metodi, sotterfugi od altro. Diceva: State attenti agli spazi, e metteteci giusto dentro il tono.”
E così anche Domenici riportò attentamente queste nozioni nei suoi dipinti, quest’opera ne è la conferma e pur non essendo un’opera germinale come le sue mitiche tavolette anni ‘20 introvabili, almeno è raramente autentica e porta con sé il suo fascino macchiaiolo.
Databile anni ‘40 (si veda anche firma) proveniente da prestigiosa collezione.
Fotografato in esterno con piena luce solare.
Olio su compensato, cm. 35x50
Con cornice, cm. 58x73
Firmato in basso a destra
Spedizione assicurata e tracciabile.
Le cornice è offerta gentilmente in regalo, declino pertanto ogni responsabilità da eventuali danni durante la spedizione.
— Biografia
A tredici anni, viene mandato a Firenze all'Accademia di Belle Arti. Lavora dal vero e ha i primi contatti con le opere rinascimentali e macchiaiole.
A soli diciassette anni espone alla mostra “Amatori e Cultori” di Roma.
Entra nel Gruppo Labronico partecipando assiduamente alle sue mostre: ne diverrà presidente e rimarrà in carica fino alla sua dipartita.
La sua pittura, che si contraddistingue per la luminosità e un senso vivo e gioioso della natura, è irrobustita dalla sicurezza dei tratti e dal dinamismo delle figure. Le campagne di Livorno, la Maremma, le darsene del porto, la Fortezza Vecchia, l'isola d'Elba sono tra i suoi temi preferiti. Si presenta a Milano con la sua prima personale riscuotendo positivi consensi; nel 1926, sempre a Milano, alla Galleria Pesaro partecipa all'esposizione del Gruppo Labronico con ben quaranta opere: paesaggi di Livorno e dintorni.
Le sue emozioni fissate sulla tela, vengono immediatamente percepite dall'osservatore che ne rimane commosso e affascinato. Sarà presente con le sue opere alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, all'Esposizione dell’America del Sud e all'Internazionale di Tokio.
È importante sottolineare le sue esperienze divisioniste che, pur meno marcate rispetto ad altri colleghi livornesi, ci hanno lasciato opere interessanti e di particolare effetto cromatico.
Domenici continua il suo cammino, sicuro di una pittura robusta, animata da luminosi cromatismi e definita da piacevoli armonie; fedele narratore di paesaggi toscani e marine tirreniche in una incessante ricerca dal vero, sospinta sempre da uno spirito giovanile ed entusiasta. Fu amico di Mascagni e Puccini che ne apprezzarono la produzione artistica e lo collezionarono assiduamente.
A Portoferraio istituì il “Premio Llewelyn Lloyd” in ricordo dell’amico e famoso pittore che all'Elba visse e dipinse.
Domenici, sentì e seguì, pur attraverso una propria visione ed elaborazione, l'insegnamento dei Maestri della pittura Toscana dell'Ottocento: lui stesso talora affermava che le Accademie non sarebbero servite a nulla senza l'esistenza e l'insegnamento dei vari Fattori, Lega, Signorini e degli altri importanti Maestri dell'Ottocento Italiano.
Diceva: “Sono del passato. Appartengo ai miei Maestri. Sono un continuatore di una pittura che ci onora nel tempo, ieri per domani. Non ho inventato nulla ma continuo, come meglio posso, a fare sopravvivere quell’arte che altri vorrebbero fosse distrutta e rimpiazzata con i fili di ferro, e con tutte le diavolerie degli ismi”.
Forse l’ultimo macchiaiolo è indiscussa la sua sensibilità con la quale ha saputo cogliere gli aspetti del paesaggio toscano e trasmetterli a tutti, con i suoi dipinti oggi sparsi per il mondo in collezioni private e Gallerie d'Arte Moderna.


Edición
Única
Era
1900-2000
Vendido por
Propietario o revendedor
Artista
Carlo Domenici (1897-1981)
Título de la obra
Marina
Técnica
Óleo sobre madera contrachapada
Firma
Firmado a mano
País de origen
Italia
Estado
En buen estado
Alto
58 cm
Ancho
73 cm
Profundidad
3 cm
Representación/tema
Puerto, Rada, veleros, barcos.
Se vende con marco
Periodo
1940-1950

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