Città di Reggio - Patente di Nobiltà Famiglia Cumani - 1722

DESCRIZIONE

La lettera-patente di nobiltà di cui ci occupiamo è un esempio straordinario di documento formale del XVIII secolo, redatto con grande cura e magnificenza per sancire l'adozione onorifica del Nobile Antonio Ludovico Cumani e della sua famiglia nella cittadinanza della città di Reggio. Questo atto ufficiale, emesso il 18 aprile 1722, testimonia non solo l’importanza storica e politica del periodo, ma anche la raffinatezza artistica e la perizia tecnica con cui venivano realizzati tali documenti, destinati a rappresentare formalmente l'ingresso di un individuo e della sua discendenza nell’élite cittadina.

Il documento, interamente redatto in latino, si distingue per il suo linguaggio formale e cerimoniale, tipico degli atti giuridici dell'epoca. L’adozione di Antonio Ludovico Cumani nella cittadinanza di Reggio non era un semplice atto di benevolenza, ma un vero e proprio riconoscimento ufficiale del valore personale, delle qualità morali e dei meriti accumulati dal nobile. Cumani era stato infatti apprezzato per la sua giustizia, magnanimità e per il suo ruolo di "padre" della città, qualità che avevano convinto le autorità a concedergli l’onore di diventare cittadino onorario, un privilegio riservato a figure di grande rilievo.

Il documento sancisce non solo l'adozione di Cumani, ma estende i privilegi anche ai suoi discendenti, i quali, come il nobile stesso, avrebbero goduto in perpetuo dei diritti e delle prerogative riservate ai nobili cittadini della comunità. Tra questi privilegi, vi erano esenzioni, immunità e onori, trattamenti di favore che permettevano loro di essere considerati alla pari dei cittadini nati a Reggio, godendo degli stessi diritti civici e onorifici. Questo tipo di adozione onorifica era un atto significativo nelle città-stato italiane, poiché conferiva a un individuo esterno e alla sua famiglia un ruolo prominente all'interno della società locale.

A livello estetico e artistico, il documento si presenta come un capolavoro della calligrafia e della miniatura barocca. La prima pagina è particolarmente imponente, decorata con lettere d’oro che evidenziano il carattere solenne e prestigioso dell'atto. La capolettera, una "G" istoriata, è realizzata con una tale minuziosità da renderla un elemento centrale della composizione visiva. Ogni pagina del manoscritto è incorniciata da una doppia linea, una d’oro e l’altra realizzata con inchiostro ferrogallico, creando una composizione armoniosa che sottolinea ulteriormente il valore cerimoniale del testo. Inoltre, nella prima pagina compaiono decorazioni floreali, che arricchiscono il design e conferiscono un ulteriore tocco di eleganza. Le pagine successive mantengono lo stesso stile, anche se l'uso dell'oro si alterna con il ferrogallico, un inchiostro tipico dei documenti ufficiali dell'epoca.

La legatura del documento è anch'essa un'opera d'arte: realizzata in cuoio marrone rigido, presenta decorazioni dorate che abbelliscono il dorso e i piatti, conferendo al manoscritto un aspetto solido e lussuoso. Gli interni dei piatti, sia anteriore che posteriore, sono rivestiti di carta marmorizzata, una scelta comune nei documenti di prestigio. Le carte di guardia, realizzate in carta vergellata, mostrano una filigrana ben visibile, ulteriore segno della qualità dei materiali utilizzati. La pregevole lavorazione della legatura non solo serviva a proteggere il documento, ma anche a sottolineare il suo status e la sua importanza.

Particolarmente interessante è la composizione materiale del manoscritto: il testo è stato scritto su pergamena, un materiale di pregio derivato dalla pelle animale. La pergamena è stata lavorata in modo tale che il lato "carne", ovvero la parte interna della pelle, sia più chiara e liscia, ideale per la scrittura. Anche il "verso" o lato "pelo", che conserva ancora i bulbi piliferi, è utilizzato per la scrittura, sebbene presenti una texture leggermente diversa. Questo documento segue la cosiddetta Legge di Gregory, una regola che stabilisce la disposizione alternata dei fogli di pergamena, abbinando il lato carne al lato carne e il lato pelo al lato pelo, in modo da creare una successione omogenea per estetica e funzionalità.

Inoltre, l’antiporta del manoscritto è decorata con uno stemma barocco, al cui centro campeggia una croce rossa. Nei quattro quadrati formati dalla croce sono inserite lettere che compongono l’acronimo SPQR, un richiamo all'antica tradizione romana, emblema del Senato e del popolo romano. Lo stemma è sormontato da una corona, simbolo del rango nobiliare di Cumani e dell’onore che gli è stato conferito con questo documento.

Il testo termina con la firma del notaio Ludovici Cariaci, il cui nome è latinizzato, e la marca notarile manoscritta che ne attesta l’autenticità. La presenza di notai e testimoni, tra cui nobili della città di Reggio, conferisce al documento un ulteriore livello di ufficialità e prestigio. Il sigillo della città, di cui si fa menzione nel testo, ma che purtroppo è andato perduto nel tempo, suggella l’atto, confermandone il valore legale e solenne.

Questo documento non è solo una testimonianza giuridica, ma rappresenta un’opera d’arte in sé, unendo l’abilità calligrafica e la maestria decorativa all’importanza storica dell'evento che celebra. Conserva l’eredità culturale di un'epoca in cui la nobiltà e l’onore cittadino erano valori centrali nella vita politica e sociale delle città italiane. La sua realizzazione su pergamena, la complessità della legatura e la qualità delle decorazioni fanno di questa lettera-patente un oggetto di notevole valore storico e artistico, degno di essere preservato come testimonianza di un'epoca passata, in cui l’onore, il rango e la virtù trovavano espressione attraverso tali atti solenni.

STATO DI CONSERVAZIONE


Lo stato di conservazione della lettera-patente di nobiltà è molto buono. Le pagine interne sono perfettamente conservate, prive di segni di usura, macchie o danni significativi. La scrittura, sia in lettere dorate che in inchiostro ferrogallico, è nitida e leggibile in ogni parte, mentre le decorazioni, comprese le bordature d'oro e floreali, restano intatte, mantenendo tutto il fascino e l'eleganza dell'originale.

Un elemento mancante rilevante è il sigillo della città, che in origine era legato al documento tramite uno spago o nastro, fissato attraverso un foro che attraversa l'intero manoscritto. Questo foro, essendo parte integrante della struttura del documento, non è considerato un danno, ma piuttosto una caratteristica originale legata al sigillo.

La legatura in cuoio marrone rigido, con decorazioni dorate, mostra leggeri segni di usura, soprattutto nei punti dove era stata sottoposta a restauri. Nonostante ciò, rimane solida e perfettamente funzionale, proteggendo adeguatamente l'opera. Un tempo, il manoscritto poteva essere chiuso da fettucce in tessuto che erano fissate ai piatti della legatura, permettendo la chiusura sicura del documento. Tuttavia, queste fettucce sono oggi perdute, e si possono notare solo i resti dei punti in cui si univano alla legatura, testimoniando l'antico sistema di chiusura.

Nel complesso, a parte l'assenza del sigillo e delle fettucce di chiusura, il documento è in ottimo stato. Le pagine, i decori e il testo sono rimasti intatti, rendendolo un esemplare prezioso e ben conservato, con solo minime tracce del tempo e interventi che non ne compromettono l’integrità.

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