La Bruyère - Les Caracteres de Theophraste - 1720

LE CARATTERISTICHE DI TEOFRASTO; OPERA FONDAMENTALE PER LA LETTERATURA FRANCESE
Nel 1688 appariva la prima edizione di un'opera anonima che si dava come traduzione e continuazione di Teofrasto. La Bruyère non nascondeva di esserne l'autore, ma era allora uno sconosciuto. Dal 1688 al 1696, si susseguono così nove edizioni che fanno del lavoro sottile un modo di somma enciclopedica, un'opera allo stesso tempo aperta e in movimento. I Caratteri (in greco antico Ἠθικοὶ χαρακτήρες ) è un'opera del filosofo peripatetico Teofrasto , Etopaeus scritta probabilmente nel 319 a.C. Quest'opera sulla morale unisce la filosofia con la scienza e la moralità; è stato imitato più volte nel corso dei secoli come uno sguardo lucido e divertito sui vizi e sui fallimenti dell'umanità.

CONDITION REPORT
Legatura in piena pelle. Copertina con segni di usura, dorso usurato. Illustrazione a piena pagina al frontespizio. Titolo inciso in rosso e nero. Le pagine interne non presentano particolari segni di usura ne di macchie. Nel complesso buono stato di conservazione dell’opera. Pp. (2); 16nn. 536; 2nn. (4).

FULL TITLES & AUTHORS
Les Caracteres de Theophraste traduits du Grec avec les caracteres ou les moeurs de ce siecle.
Amsterdam, Wetsteins, 1720
La Bruyère

CONTENTS
Dal 1688 alla sua morte, la vita di La Bruyère si confonde con il futuro di un'opera. Non si leggerà però nei Caratteri il romanzo di una vita se si presta attenzione al gioco delle nove edizioni successive, le cui pagine del titolo non si ornano mai con il nome di La Bruyère, la genealogia di una figura d'autore.

Tra il 1688 e il 1696, La Bruyère ha pubblicato otto edizioni dei 'Caractères', con modifiche e aggiunte in ciascuna. Riunirli nella stessa biblioteca è di qualche interesse e permette al bibliofilo di seguire le diverse fasi attraverso le quali questo notevole lavoro è passato. L'ottava e la nona edizione contengono almeno il doppio del testo rispetto alla prima". (Le Petit). "La Bruyère non ha eguali quando si tratta di isolare la parola, il gesto, il 'tic' che improvvisamente tradisce un carattere intero. Meglio è, più si avvicina al cemento.

Non che egli cerchi la singolarità per se stessa: è vero che si tratta di passioni comuni e di tipi generali, ma sempre prese nel momento della loro manifestazione e nel quadro di una società particolare: non l'uomo astratto, ma il cortigiano, la grande dama, il magistrato, il finanziere, il predicatore del secolo di Luigi XIV all'inizio del suo declino. È vero che non ha voluto fare un racconto storico, anche se le sue rappresentazioni di maniere rivelano il crescente dominio del denaro, che era in procinto di rompere i quadri e le tradizioni della vecchia società. Ma il realismo concreto e, si potrebbe dire, fotografico di La Bruyère, così ben servito da uno stile agile e incisivo, segna una transizione tra i grandi classici e il XVIII secolo: alla fine, ci porta più vicino a Montesquieu e Voltaire che a Molière".

Nel 1673, comprò l'incarico di Tesoriere generale di Francia al Bureau des finances della Généralité di Caen, carica che valeva una ventina di migliaia di Livre, rapportate a una rendita di circa 12 350 livre per anno e che inoltre conferiva la nobiltà; compì il viaggio in Normandia per il suo insediamento, poi, espletate le formalità, ritornò a Parigi e non si fece più vedere a Caen. Vendette la sua carica nel 1686.

Negli ultimi anni di vita intervenne anche nella controversia tra Fénelon e Jacques Bénigne Bossuet a proposito del quietismo, cominciando a stendere gli incompiuti Dialoghi sul quietismo. La sua opera più importante sono I caratteri (1688) che rientrano nella letteratura moralista del XVII secolo. Dopo un primo tentativo fallito nel 1691, fu ammesso all'Accademia francese nel 1693.