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Giovanni Lanfranco (1582 – 1647), Ambito di - Venere dormiente spiata da Satiro
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Giovanni Lanfranco (1582 – 1647), Ambito di - Venere dormiente spiata da Satiro

GIOVANNI LANFRANCO [Ambito di] (Terenzo, 1582 – Roma, 1647) Venere dormiente spiata da Satiro Olio su tela, cm. 76 x 103 Dimensione cornice cm. 90 x 116 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti): Interessate dipinto di scuola romana, di pregevole qualità, eseguito nel Seicento da un valente autore che illustra un affascinante soggetto mitologico con Venere dormiente nuda, mentre un satiro dallo sguardo ammiccante la rimira attratto. Di chiara ascendenza romana l’intensa luminosità che avvolge la composizione con un sapiente chiaroscuro è enfatizzata da una gamma cromatica piuttosto sobria ma molto brillante. Esaminandone le caratteristiche stilistiche, troviamo grandi consonanze con le realizzazioni della scuola di Giovanni Lanfranco (Terenzo, 1582 – Roma, 1647), allievo di Agostino e di Annibale Carracci, annoverato tra le personalità artistiche più rappresentative del Barocco romano. Segnato in gioventù dal magistero di Ludovico Carracci e dal commovente chiaroscuro di Bartolomeo Schedoni, Giovanni Lanfranco sviluppa lungo la sua carriera una liricità stilistica inconfondibile. Nella Roma del secondo decennio, quando Guido Reni, Orazio Gentileschi e Domenichino, trovano altrove rilevanti opportunità di lavoro, il pittore parmense conquista un ruolo primario, soprattutto dopo aver concepito nella cappella Buongiovanni la prima cupola barocca sulla scia dell'illusionismo correggesco (1616). Sono anni in cui l'artista riesamina l'eleganza formale di Annibale Carracci, come si evince osservando gli affreschi a Palazzo Mattei (1615), la Pentecoste di Fermo e in modo particolare, l'Assunzione della Vergine sorretta dagli angeli coi santi Giovanni Evangelista e Barbara eseguita attorno al 1616 - 1617 per la chiesa di Santa Maria del Ruscello nel feudo farnese di Vallerano. Il nostro autore, ispirato dallo stile e dalle composizioni del maestro, mette in scena con intenso realismo e calibrata teatralità Venere che giace addormentata e nuda sopra un candido lenzuolo bianco, completamente rilassati nel sonno, mentre appaia il satiro bramoso, forse Pan, ove silentemente cerca di scoprirla. Nonostante un’intensa carica di pathos, la tela presenta un ammirevole equilibrio nella costruzione della scena: ove, Venere è rappresentata completamente nuda, mentre un drappo copre la pudenda; lo sfondo, invece, è rappresentato – a destra – da un paesaggio montuoso, mentre a sinistra prevale la presenza di un drappeggio della tenda di color rosso-vivo, che fa da contorno – del lato sinistro – della scena, con la sopra citata Venere e il Satiro. L'atmosfera innegabilmente lasciva inviterebbe a leggere la scena come un'allegoria dei piaceri dell'amore carnale. Data l'esplicita sensualità del dipinto, dovuta alla nudità della dea, nell'opera si può scorgere una chiara allusione erotica, ulteriormente sottolineata dal contrasto tra le forme opulente e rosate di Venere con quelle brune del satiro. Si tratta di temi ricorrenti nei quadri "da camera", destinati agli ambienti strettamente privati delle abitazioni signorili e spesso caratterizzati da temi di tale contenuto, per il diletto del committente padrone di casa. Il dipinto, proveniente dal mercato come scuola romana del XVII secolo, non si esclude – a parere nostro – con ottimismo a collocare la tela nella cerchia della scuola del Lanfranco – databile nella prima metà del Seicento – soprattutto nella modalità pittorica, ove è coerente allo stile del noto pittore citato. In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo, come qualche ridipintura, invece potrebbero sembrare necessitare di interventi, per ulteriori approfondimenti di studio attributivo. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 76 x 103. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata (le misure della cornice sono cm. 90 x 116 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione. #artexclusive

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Giovanni Lanfranco (1582 – 1647), Ambito di - Venere dormiente spiata da Satiro

GIOVANNI LANFRANCO [Ambito di]
(Terenzo, 1582 – Roma, 1647)
Venere dormiente spiata da Satiro
Olio su tela, cm. 76 x 103
Dimensione cornice cm. 90 x 116 x 6 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Certificato di Lecita Provenienza. Opera con cornice dorata (difetti):

Interessate dipinto di scuola romana, di pregevole qualità, eseguito nel Seicento da un valente autore che illustra un affascinante soggetto mitologico con Venere dormiente nuda, mentre un satiro dallo sguardo ammiccante la rimira attratto. Di chiara ascendenza romana l’intensa luminosità che avvolge la composizione con un sapiente chiaroscuro è enfatizzata da una gamma cromatica piuttosto sobria ma molto brillante.
Esaminandone le caratteristiche stilistiche, troviamo grandi consonanze con le realizzazioni della scuola di Giovanni Lanfranco (Terenzo, 1582 – Roma, 1647), allievo di Agostino e di Annibale Carracci, annoverato tra le personalità artistiche più rappresentative del Barocco romano.
Segnato in gioventù dal magistero di Ludovico Carracci e dal commovente chiaroscuro di Bartolomeo Schedoni, Giovanni Lanfranco sviluppa lungo la sua carriera una liricità stilistica inconfondibile. Nella Roma del secondo decennio, quando Guido Reni, Orazio Gentileschi e Domenichino, trovano altrove rilevanti opportunità di lavoro, il pittore parmense conquista un ruolo primario, soprattutto dopo aver concepito nella cappella Buongiovanni la prima cupola barocca sulla scia dell'illusionismo correggesco (1616). Sono anni in cui l'artista riesamina l'eleganza formale di Annibale Carracci, come si evince osservando gli affreschi a Palazzo Mattei (1615), la Pentecoste di Fermo e in modo particolare, l'Assunzione della Vergine sorretta dagli angeli coi santi Giovanni Evangelista e Barbara eseguita attorno al 1616 - 1617 per la chiesa di Santa Maria del Ruscello nel feudo farnese di Vallerano.
Il nostro autore, ispirato dallo stile e dalle composizioni del maestro, mette in scena con intenso realismo e calibrata teatralità Venere che giace addormentata e nuda sopra un candido lenzuolo bianco, completamente rilassati nel sonno, mentre appaia il satiro bramoso, forse Pan, ove silentemente cerca di scoprirla.
Nonostante un’intensa carica di pathos, la tela presenta un ammirevole equilibrio nella costruzione della scena: ove, Venere è rappresentata completamente nuda, mentre un drappo copre la pudenda; lo sfondo, invece, è rappresentato – a destra – da un paesaggio montuoso, mentre a sinistra prevale la presenza di un drappeggio della tenda di color rosso-vivo, che fa da contorno – del lato sinistro – della scena, con la sopra citata Venere e il Satiro. L'atmosfera innegabilmente lasciva inviterebbe a leggere la scena come un'allegoria dei piaceri dell'amore carnale. Data l'esplicita sensualità del dipinto, dovuta alla nudità della dea, nell'opera si può scorgere una chiara allusione erotica, ulteriormente sottolineata dal contrasto tra le forme opulente e rosate di Venere con quelle brune del satiro. Si tratta di temi ricorrenti nei quadri "da camera", destinati agli ambienti strettamente privati delle abitazioni signorili e spesso caratterizzati da temi di tale contenuto, per il diletto del committente padrone di casa.
Il dipinto, proveniente dal mercato come scuola romana del XVII secolo, non si esclude – a parere nostro – con ottimismo a collocare la tela nella cerchia della scuola del Lanfranco – databile nella prima metà del Seicento – soprattutto nella modalità pittorica, ove è coerente allo stile del noto pittore citato.
In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Non si evidenziano problemi di tipo conservativo, come qualche ridipintura, invece potrebbero sembrare necessitare di interventi, per ulteriori approfondimenti di studio attributivo. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 76 x 103.
Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata (le misure della cornice sono cm. 90 x 116 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

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 Inedito;
 I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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