Uberto Bonetti (1909-1993) - Aerovista Città di Ostuni
Nr 85682247
Michele Falanga (1865 - 1937) - Aeropittura Futurista - Futurismo
Nr 85682247
Michele Falanga (1865 - 1937) - Aeropittura Futurista - Futurismo
Dipinto autentico e certificato del Maestro Michele Falanga (1865-1937).
Aeropittura Futurista / Futurismo
Opera Unica, tecnica mista (acquarelli e matita), su pagina inserto della rivista "Noi e il Mondo" del 1914 , di cm 23,9 x 17,1. Opera realizzata dal Maestro tra il 1920 ed il 1930..
L’Opera è provvista di cornice non coeva con vetro di protezione (misura dell’opera incorniciata circa cm 30x40).
L’opera si presenta in condizioni eccellenti.
Presenza in basso a sinistra dell'iniziale M apposta a matita di pugno dall'artista (così come firmava spesso le sue opere il Maestro Michele Falanga); su retro timbro “EREDI M.F.”.
Opera direttamente proveniente dalla collezione privata degli Eredi dell'Artista, che rilasciano certificazione di autenticità e provenienza dell'opera con timbro "EREDI M.F.".
L’opera è pubblicata anche sul sito dedicato all'artista: www.michelefalanga.com .
L’opera verrà spedita con corriere ed imballo professionale. Eventuale spedizione all’estero verrà eseguita senza vetro di protezione.
NB: sono in cantiere svariati eventi istituzionali di carattere nazionale mirati alla riscoperta ed alla valorizzazione di questo personaggio della letteratura e della pittura italiana (ad esempio l'importante mostra lui dedicata che si terrà a Lecco a dicembre 2024 ...locandina visibile tra le immagini inserite in asta).
Biografia tratta dal sito www.michelefalanga.com
Michele Falanga nasce nel 1865 a Bagnara Calabra (Reggio Calabria) da Giuseppe, ufficiale della Regia Marina, e Vincenza Polimeni. Terzogenito, dopo Anna e Giuseppe e prima di Maria. Muore a Messina nel 1937.
La sua formazione, severa, ha come precettore il padre che, esercitando un grande controllo sulla sua vita, gli provoca turbamento. La condotta del padre, che sperpera l’intero patrimonio immobiliare, contribuisce ad accentuare il distacco tra loro, sino a renderlo insanabile.
Si trasferisce con la madre a Messina, nel quartiere di Santa Lucia.
Ama studiare, soprattutto materie letterarie classiche e la storia.
Nel 1892 contrae matrimonio con Bordino Grazia di Montechiaro, con la quale va ad abitare in via dei Monasteri (l'attuale via XXIV Maggio).
Lavora nella sua bottega come artigiano.
La quotidianità viene interrotta da uno degli eventi più tragici del nostro Paese: il disastroso terremoto del 1908 che colpisce Messina coinvolge Michele in prima persona; sepolto sotto le macerie viene soccorso dall'amico, il barone La Lumia Aldisio. Salvo per miracolo, perde nel disastroso evento due figli.
Questi accadimenti fanno sì che in lui si radichi una complessa concezione della vita e del destino. La sua conoscenza approfondita delle dinamiche della città, sia sotto l’aspetto socio-culturale che storico, lo spingono a dedicarsi in maniera quasi spasmodica alla scrittura.
Crea così testi in prosa, poesia e poemetti, in idioletto e non, incentrati sulla cultura e la tradizione messinese. Viene più volte chiamato a redigere articoli su periodici dell'epoca, riguardanti incisivi avvenimenti politici e sociali.
Parte di questi scritti sono oggi custoditi presso la Biblioteca Regionale di Messina.
Lo scoppio della prima guerra mondiale, che coinvolge l'Italia nel 1915, lo trascina nella propaganda bellica, facendolo partecipare in prima persona a manifestazioni patriottiche e donandogli nuovo dinamismo.
Influenzato dal regime autoritario dell'epoca (fascismo), in quello che risulterà poi essere l’ultimo periodo della sua vita, sente l'esigenza di comprendere financhè a cimentarsi nell’arte visiva, intesa sia come forma di testimonianza storica che propagandistica.
L’essere contemporaneo e simultaneamente corregionale ad artisti del calibro di Pippo Rizzo e Giulio D’Anna (messinese d’adozione), e avere la possibilità di visitare in prima persona le loro mostre dedicate all’aeropittura, quale declinazione dell’arte futurista, lo invogliano - dagli anni ‘20 fino alla sua morte -, nell’autodidattica sperimentazione di bozzetti, disegni, progetti e opere pittoriche. Realizza le sue creazioni per lo più su supporti “poveri”, quali fogli di vecchie riviste e di giornali che divengono per lui tela bianca da riempire. Opere fini a se stesse realizzate non a scopo commerciale o espositivo, bensì per compiacere la propria creatività e coltivare il proprio talento.
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