Nr. 91551797
Oppiano - De Piscatu / De Venatione - 1555
Nr. 91551797
Oppiano - De Piscatu / De Venatione - 1555
IL DELFINO RE DEI PESCI, LA CACCIA CON IL ROCCOLO - IL MONDO MARINO E TERRESTRE
VERSIONE IN GRECO E POI IN LATINO
Rara copia bilingue scritta in greco e poi tradotta in latino, con frontespizi propri.
Oppiano scrisse un importante trattato sulla caccia e la pesca. In particolare, è molto elogiativo nei confronti del delfino, di cui loda in diverse occasioni la bellezza e la velocità. Lo fa diventare il re dei “pesci”. Oppiano, è stato un poeta greco del 2 o secolo che è ricordato solo per le sue poesie greche sulla pesca e la caccia. Tra le opere sopravvissute, il suo poema sulla pesca (De piscatu) è il più importante, in parte perché era dedicato a Marco Aurelio e Commodo. Questa edizione include due poemi principali - il poema atteso sulla pesca e l'altro sulla caccia. Tuttavia, va notato che l'Oppian nominato come autore del poema di caccia è Oppian of Syria. Secondo gli studiosi, Oppiano di Siria era a conoscenza del poema di caccia di Oppiano di Anazarbo e scrisse il suo poema come supplemento al primo. Indipendentemente dall'autore, questo lavoro del XVI secolo è un pezzo affascinante e desiderabile sulle attività di svago e sport all'aperto dell'antica Roma.
USTC 423710; nb 23165
UNA COPIA SUCCESSIVA (1597) IN VENDITA ONLINE A EUR 1.925,00
CONDITION REPORT
2 parti in un volume il primo in greco e il secondo in latino - con proprio frontespizio. Legatura in piena pergamena con leggeri segni di usura. Titolo manoscritto al dorso. Testo scritto in greco e latino. Pagine interne senza particolari segni di usura. Buono stato di conservazione dell’opera. Pp. (2); 4nn. 207; 15nn. 202; (2). *2; A4-Z4; Aa4-Dd4; [1 ss.]; *2; A4-O4; P6; Q4-Z4;
FULL TITLES & AUTHORS
Oppiani Anazarbei De Piscatu libri V De Venatione libri IIII
Parisiis, apud Adr. Turnebum / Morelium 1555
Oppiano di Anazarbo
CONTENTS
Questa edizione del 1555 raccoglie due poemi fondamentali sulla pesca e la caccia, attribuiti erroneamente a un unico autore, Oppiano di Anazarbo. L'opera offre una descrizione dettagliata e poetica del mondo animale marino e terrestre, e rappresenta un documento prezioso per la storia della letteratura e delle scienze naturali.
L'opera si inserisce nel filone della poesia didascalica greca, offrendo una descrizione accurata e poetica del mondo naturale. Il poema sulla pesca è una delle prime opere a trattare in modo sistematico la biologia marina.L'opera offre un'interessante testimonianza delle attività sportive e di svago nell'antichità.
Oppiano di Anazarbo (in greco: Ὀππιανός, Oppianòs) (Anazarbo o Corico, II secolo – fine II secolo) è stato un poeta greco antico, vissuto durante il regno di Marco Aurelio. Nativo della Cilicia, a trent'anni circa seguì il padre nel suo esilio sull'isola di Melite nel Mar Adriatico, dove scrisse un poema sulla pesca (Halieutica), dedicato a Marco Aurelio ed al figlio Commodo. Ottenne così dall'imperatore il perdono per il padre, oltre a una ricompensa. Tornato in patria, morì durante una pestilenza.
Il poema didascalico di Oppiano, di 3506 versi esametri, è in cinque libri, ciascuno con un proprio proemio. Il libro I, di 797 versi, tratta dell'accoppiamento di vari pesci, molluschi, delfino, squalo, ostrica; nel II, di vv. 688, si parla di predazione dei pesci, torpedine, granchio, pesci velenosi, delfini. Il libro III, di 648 versi, descrive il pescatore ideale e la sua attrezzatura, per poi concentrarsi su esemplari come murena, torpedine, seppia, pescespada, dentice; nel libro IV, di vv. 693, si analizzano le tecniche di caccia: esche vive, attrezzatura, avvelenamento dell'acqua. Infine, nel V, in 680 versi, proemio, si descrivono mostri marini, balena, squalo, foca, tartaruga, testuggine, pescatori di spugne, per chiudere con un epilogo.
L'opera ebbe la sua editio princeps nel 1517 presso Aldo Manuzio a cura di Lorenzo Lippi da Colle; questa aldina conteneva anche i Cynegetica di Oppiano di Apamea. Sempre congiuntamente a quest'ultima ricevette la prima traduzione italiana in versi, da parte di Anton Maria Salvini, a Firenze nel 1728.
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