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Sebastiano Conca (1680 - 1764) - Allegoria della Prudenza e della Fortezza
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Sebastiano Conca (1680 - 1764) - Allegoria della Prudenza e della Fortezza

SEBASTIANO CONCA (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764) Allegoria della Prudenza e della Fortezza Olio su tela, cm. 62 x 74 Dimensione cornice cm. 78 x 91 x 6 ca. NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Expertise Prof. Maurizio Marini. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in legno e lavorato (difetti): Il dipinto è accompagnato da una perizia di Maurizio Marini con attribuzione a Sebastiano Conca. Il dipinto costituisce una replica di scuola di quello ubicato a New York presso la Central Picture Gallery, concepito a pendant dell’Allegoria della Giustizia e della Temperanza trionfanti sulla Menzogna conservato sempre presso il medesimo museo. Evidentemente queste Allegorie, eseguite intorno al 1740, riscossero all’epoca grande fortuna dato che si ricordano diverse repliche: della Giustizia e della Temperanza sono note oggi almeno sei repliche, non autografe ma di scuola, mentre della Prudenza e della Fortezza ne sono note solamente due, sempre da restituire alla scuola del Conca, a cui va aggiunta quella in esame. Il dipinto, infatti, è stato ricondotto al corpus delle opere del pittore Sebastiano Conca (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764) dallo storico romano Maurizio Marini, con comunicazione scritta ai precedenti proprietari: “… Il dipinto (olio su tela, cm. 62 x 74 – in discreto stato conservativo) raffigurante “Due figure femminile come Allegorie della Prudenza e della Fortezza” è opera del pittore Sebastiano Conca (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764). Questi svolge il proprio apprendistato presso Francesco Solimena a Napoli e, quindi, dal 1705, a Roma, presso Carlo Maratta. Nella città papale il Conca svolge il proprio compito artistico, con grandi qualità tecnico-espressive, giungendo a fondere il classicismo marattesco col barocco luminoso e cromaticamente effervescente di Luca Giordano, da cui il successo incontrato dalla sua opera e le numerose richieste di tele anche per centri extraromani e italiani (Torino, Siena, Madrid, Salamanca, etc.). La tela oggetto di queste note rientra, infatti, nel novero delle commissioni internazionali. Essa si collega ad altre due (entrambi, cm. 57 x 71, New York, Central Picture Gallery), di cui una riprende la medesima iconografia e l’altra raffigura una “Allegoria della Giustizia e della Temperanza trionfanti sulla Menzogna”. È, pertanto, verosimile che dovesse sussistere una ulteriore redazione di quest’ultimo tema da accompagnare alla tela in esame (v. oltre). Tutte sono, peraltro, da considerare studi preparatori per le quattro grandi tele (in cui le ‘Allegorie’ sono svolte singolarmente) conservate a Genova, in Palazzo Lomellini-Balbi-Lamba-Doria. Tutto il nucleo (studi e quadri definitivi) dovrebbe datarsi al 1738-40, anno in cui è datata l’Allegoria della Liguria che il Conca conduce per lo stesso ciclo allegorico genovese suddetto. Rispetto all’analoga stesura di New York la redazione in oggetto presenta varianti nelle colonne e nello sfondo, nonché nel putto a sinistra. Segnalo, infine, che in una collezione privata di Napoli dovrebbe essere conservato il ‘pendant’ della tela in oggetto (cit. expertise Maurizi Marini). Vogliamo ora fornire al lettore alcuni dati biografici di Sebastiano Conca, un pittore a cui fu dedicata alcuni decenni fa una esaustiva mostra nella natia Gaeta. Sebastiano Conca nacque a Gaeta nel 1680 e morì nella stessa città nel 1764. Chiamato anche "Il cavaliere" era il maggiore di dieci fratelli. Il papà Erasmo era dedito al commercio e il secondogenito Don Nicolò fu arcidiacono della cattedrale di Gaeta. Sebastiano frequentò per oltre 15 anni la scuola napoletana di Francesco Solimena. Dal 1706 si trasferì a Roma col fratello Giovanni dove si affiancò a Carlo Maratta e svolse una proficua attività di affrescatore e di artista di altari fin oltre il 1750. A contatto con quest'ultimo, il suo stile artistico esuberante si moderò parzialmente. A Roma, patrocinato dal cardinale Ottoboni venne presentato a papa Clemente XI che gli assegnò l'affresco raffigurante Geremia nella basilica di San Giovanni in Laterano. Per il dipinto fu ricompensato dal papa col titolo di cavaliere e dal cardinale con una croce di diamanti. Nel 1710 aprì una sua accademia, la cosiddetta Accademia del Nudo che attrasse molti allievi da tutta Europa, tra cui Pompeo Batoni, i siciliani Olivio Sozzi e Giuseppe Tresca e Carlo Maratta, e che servì per diffondere il suo stile in tutto il continente. Nel 1729 entrò a far parte dell'Accademia di San Luca e ne divenne direttore dal 1729 al '31 e dal 1739 al '41. Nell'agosto 1731 il pittore fu chiamato a Siena per affrescare l'abside della Chiesa della Santissima Annunziata, per volontà testamentaria del rettore del Santa Maria della Scala, Ugolino Billò. Il lavoro venne terminato nell'aprile del 1732. Con la "Probatica Piscina" (o "Piscina di Siloan"), Conca si guadagnò la diffusa ammirazione dei contemporanei. In particolare, furono apprezzati l'ampio respiro dell'opera e la sapiente composizione, fedele al racconto evangelico e ricca di scrupolosi dettagli. Fu in seguito tra l'altro al servizio della corte sabauda, e lavorò all'oratorio di San Filippo e alla chiesa di Santa Teresa a Torino. Nel 1739 scrisse un libro dal titolo Ammonimenti, contenente precetti morali e artistici e dedicato a tutti i giovani che avessero voluto diventare pittori. Dopo il suo ritorno a Napoli nel 1752, Conca passò, dalle esperienze classicheggiante, ai canoni, più grandiosi, del tardo barocco e del rococò e si ispirò soprattutto alle opere di Luca Giordano. Grazie all'aiuto del Vanvitelli, ricevette onori e incarichi da Carlo III di Borbone e dai più potenti ordini religiosi partenopei. Le sue opere più impegnative di questi ultimi anni sono andate distrutte, mentre sono rimaste numerose pale per altare di Napoli, tele inviate in Sicilia, i dipinti eseguiti per i benedettini di Aversa (1761) e le Storie di San Francesco da Paola, eseguite tra il 1762 e il 1763 per i Frati Minori del Santuario di Santa Maria di Pozzano a Castellammare. Con decreto regio fu elevato al rango di nobile nel 1757. Le ragioni del suo clamoroso successo si possono riconoscere nelle sue grandi capacità di mediare le diverse componenti artistiche del secolo: quella scenografia, magniloquente e grandiosa, appresa negli anni col Solimena, e quella più misuratamente composta del classicismo riformatore del Maratta. L'abilità del Conca fu dunque di sapersi misurare tanto con la tradizione quanto con le caute novità del momento, dosando e potenziando di volta in volta le diverse e molteplici componenti del linguaggio tardobarocco. Tra i suoi migliori allievi figura Gaetano Lapis, detto anche il Carraccetto. Una discreta celebrità ebbe anche il nipote di Sebastiano, il romano Tommaso Conca. Sebastiano Conca ha lasciato innumerevoli opere, che si stimano in circa 1200 pezzi. (cit. Achille della Ragione, 2021). In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 62 x 74. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata (le misure della cornice sono cm. 78 x 91 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine." PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana PUBBLICAZIONE:  Inedito;  I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024. L’opera verrà spedito – in quanto fragile – con cassa di legno e polistirolo. Nel caso di vendita al di fuori del territorio italiano, l'acquirente dovrà attendere i tempi di evasione delle pratiche di esportazione.

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SEBASTIANO CONCA
(Gaeta, 1680 - Napoli, 1764)
Allegoria della Prudenza e della Fortezza
Olio su tela, cm. 62 x 74
Dimensione cornice cm. 78 x 91 x 6 ca.


NOTE: Pubblicazione catalogo opere della collezione Intermidiart. Expertise Prof. Maurizio Marini. Certificato di Garanzia e Lecita Provenienza. Opera con cornice in legno e lavorato (difetti):

Il dipinto è accompagnato da una perizia di Maurizio Marini con attribuzione a Sebastiano Conca.

Il dipinto costituisce una replica di scuola di quello ubicato a New York presso la Central Picture Gallery, concepito a pendant dell’Allegoria della Giustizia e della Temperanza trionfanti sulla Menzogna conservato sempre presso il medesimo museo. Evidentemente queste Allegorie, eseguite intorno al 1740, riscossero all’epoca grande fortuna dato che si ricordano diverse repliche: della Giustizia e della Temperanza sono note oggi almeno sei repliche, non autografe ma di scuola, mentre della Prudenza e della Fortezza ne sono note solamente due, sempre da restituire alla scuola del Conca, a cui va aggiunta quella in esame.
Il dipinto, infatti, è stato ricondotto al corpus delle opere del pittore Sebastiano Conca (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764) dallo storico romano Maurizio Marini, con comunicazione scritta ai precedenti proprietari:
“… Il dipinto (olio su tela, cm. 62 x 74 – in discreto stato conservativo) raffigurante “Due figure femminile come Allegorie della Prudenza e della Fortezza” è opera del pittore Sebastiano Conca (Gaeta, 1680 - Napoli, 1764). Questi svolge il proprio apprendistato presso Francesco Solimena a Napoli e, quindi, dal 1705, a Roma, presso Carlo Maratta. Nella città papale il Conca svolge il proprio compito artistico, con grandi qualità tecnico-espressive, giungendo a fondere il classicismo marattesco col barocco luminoso e cromaticamente effervescente di Luca Giordano, da cui il successo incontrato dalla sua opera e le numerose richieste di tele anche per centri extraromani e italiani (Torino, Siena, Madrid, Salamanca, etc.). La tela oggetto di queste note rientra, infatti, nel novero delle commissioni internazionali. Essa si collega ad altre due (entrambi, cm. 57 x 71, New York, Central Picture Gallery), di cui una riprende la medesima iconografia e l’altra raffigura una “Allegoria della Giustizia e della Temperanza trionfanti sulla Menzogna”. È, pertanto, verosimile che dovesse sussistere una ulteriore redazione di quest’ultimo tema da accompagnare alla tela in esame (v. oltre). Tutte sono, peraltro, da considerare studi preparatori per le quattro grandi tele (in cui le ‘Allegorie’ sono svolte singolarmente) conservate a Genova, in Palazzo Lomellini-Balbi-Lamba-Doria. Tutto il nucleo (studi e quadri definitivi) dovrebbe datarsi al 1738-40, anno in cui è datata l’Allegoria della Liguria che il Conca conduce per lo stesso ciclo allegorico genovese suddetto.
Rispetto all’analoga stesura di New York la redazione in oggetto presenta varianti nelle colonne e nello sfondo, nonché nel putto a sinistra.
Segnalo, infine, che in una collezione privata di Napoli dovrebbe essere conservato il ‘pendant’ della tela in oggetto (cit. expertise Maurizi Marini).
Vogliamo ora fornire al lettore alcuni dati biografici di Sebastiano Conca, un pittore a cui fu dedicata alcuni decenni fa una esaustiva mostra nella natia Gaeta.
Sebastiano Conca nacque a Gaeta nel 1680 e morì nella stessa città nel 1764. Chiamato anche "Il cavaliere" era il maggiore di dieci fratelli. Il papà Erasmo era dedito al commercio e il secondogenito Don Nicolò fu arcidiacono della cattedrale di Gaeta. Sebastiano frequentò per oltre 15 anni la scuola napoletana di Francesco Solimena. Dal 1706 si trasferì a Roma col fratello Giovanni dove si affiancò a Carlo Maratta e svolse una proficua attività di affrescatore e di artista di altari fin oltre il 1750. A contatto con quest'ultimo, il suo stile artistico esuberante si moderò parzialmente. A Roma, patrocinato dal cardinale Ottoboni venne presentato a papa Clemente XI che gli assegnò l'affresco raffigurante Geremia nella basilica di San Giovanni in Laterano. Per il dipinto fu ricompensato dal papa col titolo di cavaliere e dal cardinale con una croce di diamanti.
Nel 1710 aprì una sua accademia, la cosiddetta Accademia del Nudo che attrasse molti allievi da tutta Europa, tra cui Pompeo Batoni, i siciliani Olivio Sozzi e Giuseppe Tresca e Carlo Maratta, e che servì per diffondere il suo stile in tutto il continente. Nel 1729 entrò a far parte dell'Accademia di San Luca e ne divenne direttore dal 1729 al '31 e dal 1739 al '41.
Nell'agosto 1731 il pittore fu chiamato a Siena per affrescare l'abside della Chiesa della Santissima Annunziata, per volontà testamentaria del rettore del Santa Maria della Scala, Ugolino Billò. Il lavoro venne terminato nell'aprile del 1732. Con la "Probatica Piscina" (o "Piscina di Siloan"), Conca si guadagnò la diffusa ammirazione dei contemporanei. In particolare, furono apprezzati l'ampio respiro dell'opera e la sapiente composizione, fedele al racconto evangelico e ricca di scrupolosi dettagli. Fu in seguito tra l'altro al servizio della corte sabauda, e lavorò all'oratorio di San Filippo e alla chiesa di Santa Teresa a Torino. Nel 1739 scrisse un libro dal titolo Ammonimenti, contenente precetti morali e artistici e dedicato a tutti i giovani che avessero voluto diventare pittori.
Dopo il suo ritorno a Napoli nel 1752, Conca passò, dalle esperienze classicheggiante, ai canoni, più grandiosi, del tardo barocco e del rococò e si ispirò soprattutto alle opere di Luca Giordano. Grazie all'aiuto del Vanvitelli, ricevette onori e incarichi da Carlo III di Borbone e dai più potenti ordini religiosi partenopei. Le sue opere più impegnative di questi ultimi anni sono andate distrutte, mentre sono rimaste numerose pale per altare di Napoli, tele inviate in Sicilia, i dipinti eseguiti per i benedettini di Aversa (1761) e le Storie di San Francesco da Paola, eseguite tra il 1762 e il 1763 per i Frati Minori del Santuario di Santa Maria di Pozzano a Castellammare. Con decreto regio fu elevato al rango di nobile nel 1757. Le ragioni del suo clamoroso successo si possono riconoscere nelle sue grandi capacità di mediare le diverse componenti artistiche del secolo: quella scenografia, magniloquente e grandiosa, appresa negli anni col Solimena, e quella più misuratamente composta del classicismo riformatore del Maratta. L'abilità del Conca fu dunque di sapersi misurare tanto con la tradizione quanto con le caute novità del momento, dosando e potenziando di volta in volta le diverse e molteplici componenti del linguaggio tardobarocco. Tra i suoi migliori allievi figura Gaetano Lapis, detto anche il Carraccetto. Una discreta celebrità ebbe anche il nipote di Sebastiano, il romano Tommaso Conca. Sebastiano Conca ha lasciato innumerevoli opere, che si stimano in circa 1200 pezzi. (cit. Achille della Ragione, 2021).
In merito al suo stato conservativo, la tela versa in discreto stato conservativo. La superficie pittorica si presenta in patina. Si notano – a luce di Wood – alcuni restauri sparsi e qualche svelatura e ossidazione della superficie pittorica. A luce solare è visibile una craquelé rapportato all'epoca. Il telaio potrebbe essere stato sostituito all'epoca del rintelo. Il dipinto – di buona mano pittorica – è molto interessante sia per la sua impostazione iconografica, sia per la stesura dei colori, sinonimo di un’artista di grande qualità interpretativa. Le misure della tela sono cm. 62 x 74. Il dipinto risulta impreziosita da una bella cornice dorata (le misure della cornice sono cm. 78 x 91 x 6 ca.). "La cornice mostrata nelle foto riportate sopra è stata aggiunta all’opera d’arte dal venditore o da un soggetto terzo. La cornice ti viene fornita senza costi aggiuntivi in modo che sia pronta da esporre non appena arriva. La cornice viene inclusa a titolo di cortesia e non è considerata parte integrante dell’opera d’arte. Pertanto, qualsiasi potenziale danno alla cornice che non influisce sull’opera d’arte stessa non sarà accettato come motivo valido per aprire un reclamo o richiedere l’annullamento dell’ordine."

PROVENIENZA: Coll. Privata Siciliana

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 Inedito;
 I MITI E IL TERRITORIO nella Sicilia dalle mille culture. INEDITA QUADRERIA catalogo generale dei dipinti della collezione del ciclo “I Miti e il territorio”, Editore Lab_04, Marsala, 2024.

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