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Quotidiano - "La Stampa" - 1940s - Reclamebord - gietijzer
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Quotidiano - "La Stampa" - 1940s - Reclamebord - gietijzer

Insegna di quotidiano italiano Origine Italia In condizioni come da foto allegate che sono parte integrante della descrizione Dimensioni teca cm. 107 x 40.5 x 4 Dimensioni insegna cm. 99 x 35 circa Lavorazione a rilievo L'insegna di pregio è conservata in una teca di plastica per preservarne l'integrità Storia: La Stampa fu fondata a Torino il 9 febbraio 1867 con il nome di Gazzetta Piemontese dal giornalista e scrittore Vittorio Bersezio e dal politico Casimiro Favale. Il motto del giornale era «Frangar non flectar» ("Mi spezzerò non mi piegherò") e il prezzo era di 5 centesimi di lire. Nei primi anni di vita il giornale uscì dalla tipografia di Favale, in via Dora Grossa, ebbe una tiratura di 7-8 000 copie e due edizioni giornaliere, mattutina e pomeridiana. Nel 1880 la Gazzetta Piemontese fu acquistata dal deputato liberale Luigi Roux, che ne assunse anche la direzione. Tra i collaboratori del giornale spiccano i nomi dei deputati Silvio Spaventa e Ruggiero Bonghi. Nel 1894 divenne comproprietario l'imprenditore e giornalista Alfredo Frassati, che affiancò Roux nella direzione. Da condirettore decise di rilanciare il giornale. La testata fu modificata in La Stampa Gazzetta piemontese, mentre motto e prezzo restarono immutati. Il quotidiano apparve con la nuova testata il 1º gennaio 1895; il vecchio nome, pur retrocesso a sottotitolo, era più evidente del nuovo. Le proporzioni vennero invertite dal 30 marzo 1895. Frassati trasferì poi la sede in un palazzo di piazza Solferino. Introdusse anche nuove tecnologie: arrivò la linotype, una delle prime in Italia (le linotype raggiungeranno il numero di trentasette). In pochi anni la tiratura de La Stampa salì a 50 000 copie. Nel 1900 Roux cedette la proprietà della testata: due terzi a Frassati e un terzo al finanziere E. Pollone. Frassati assunse così la carica di direttore e poté scegliere in autonomia la linea editoriale. Impresse una linea politica di sostegno a Giovanni Giolitti, di cui divenne uno dei maggiori sostenitori. Chiamò brillanti intellettuali come Luigi Einaudi, Francesco Saverio Nitti e Gaetano Mosca. "Ideale come arredo d'interni/esterni" Spedizione tracciata

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Insegna di quotidiano italiano
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Lavorazione a rilievo

L'insegna di pregio è conservata in una teca di plastica per preservarne l'integrità

Storia: La Stampa fu fondata a Torino il 9 febbraio 1867 con il nome di Gazzetta Piemontese dal giornalista e scrittore Vittorio Bersezio e dal politico Casimiro Favale. Il motto del giornale era «Frangar non flectar» ("Mi spezzerò non mi piegherò") e il prezzo era di 5 centesimi di lire. Nei primi anni di vita il giornale uscì dalla tipografia di Favale, in via Dora Grossa, ebbe una tiratura di 7-8 000 copie e due edizioni giornaliere, mattutina e pomeridiana. Nel 1880 la Gazzetta Piemontese fu acquistata dal deputato liberale Luigi Roux, che ne assunse anche la direzione. Tra i collaboratori del giornale spiccano i nomi dei deputati Silvio Spaventa e Ruggiero Bonghi.
Nel 1894 divenne comproprietario l'imprenditore e giornalista Alfredo Frassati, che affiancò Roux nella direzione. Da condirettore decise di rilanciare il giornale. La testata fu modificata in La Stampa Gazzetta piemontese, mentre motto e prezzo restarono immutati. Il quotidiano apparve con la nuova testata il 1º gennaio 1895; il vecchio nome, pur retrocesso a sottotitolo, era più evidente del nuovo. Le proporzioni vennero invertite dal 30 marzo 1895. Frassati trasferì poi la sede in un palazzo di piazza Solferino. Introdusse anche nuove tecnologie: arrivò la linotype, una delle prime in Italia (le linotype raggiungeranno il numero di trentasette).
In pochi anni la tiratura de La Stampa salì a 50 000 copie. Nel 1900 Roux cedette la proprietà della testata: due terzi a Frassati e un terzo al finanziere E. Pollone. Frassati assunse così la carica di direttore e poté scegliere in autonomia la linea editoriale. Impresse una linea politica di sostegno a Giovanni Giolitti, di cui divenne uno dei maggiori sostenitori. Chiamò brillanti intellettuali come Luigi Einaudi, Francesco Saverio Nitti e Gaetano Mosca.

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