Interviste

Alla scoperta del potere dell’artigianato, con Cristina Vallejo

Scritto da Tom Flanagan | 21 giugno 2022


Avevamo previsto che l’artigianato sarebbe stato una delle più grandi tendenze dell’anno poiché sempre più persone preferiscono i prodotti artigianali e di qualità a quelli prodotti in serie per arredare le loro case. L’artigianato, però, va ben oltre il semplice utilizzo di metodi tradizionali per il design: è anche un modo per stabilire una connessione più stretta e più tangibile con le cose che possediamo. Per comprendere meglio questo concetto, abbiamo fatto una chiacchierata con l’artigiana e venditrice Cristina Vallejo sul suo percorso con i prodotti artigianali e sul perché tutti noi possiamo imparare qualcosa dagli oggetti realizzati a mano.  




Hai dedicato molto del tuo tempo e della tua carriera ai mestieri tradizionali, come la tessitura: cosa ti ha spinto ad avvicinarti a questi settori?

 

Ho trascorso la mia infanzia viaggiando in auto per la Spagna con la mia famiglia. Ci fermavamo nei villaggi per conoscere le loro usanze, i loro mestieri. Quelle esperienze e ciò che ho imparato sulla cultura ricca e variegata del mio Paese sono indelebili nella mia memoria.


In passato hai parlato di oggetti quotidiani e del loro rapporto con la memoria, le emozioni e gli esseri umani. Ci potresti spiegare meglio cosa intendi?

 

Mi interessano gli oggetti di uso quotidiano, il rapporto che stabiliamo con essi, il valore che ciascuno assegna loro, il modo in cui fanno parte della nostra vita, il modo in cui ci identifichiamo o meno con essi. Gli oggetti devono comunicare e trasmettere emozioni. Con l’attuale ritmo di consumo, gli oggetti non hanno il tempo di generare una storia che prevalga nella memoria del consumatore. La mia intenzione è quella di offrire prodotti durevoli che possano essere utilizzati più a lungo.



“Gli oggetti devono comunicare e trasmettere emozioni” dice Cristina. 

Credo che gli oggetti realizzati a mano siano in grado di raggiungere le persone in modo più profondo, di trasmettere oltre ciò che percepiamo a occhio nudo. In un mondo digitale e globalizzato, ci permettono di recuperare ciò che è vicino, ciò che è tangibile, ciò che è diverso. Ci connettono con il nostro luogo, con la nostra storia. L’artigianato porta implicitamente con sé l’esperienza, accumulata in anni di sviluppo, che ci connette con il nostro passato e con la nostra memoria, rendendo il nostro legame con l’opera risultante più intenso e più duraturo.


Hai parlato del rapporto tra le tue esperienze e i progetti che crei: ritieni che tutto il design sia personale?

 

Il design è analisi e sintesi. Significa osservare ciò che ci circonda. Significa guardare il mondo ed essere attenti a rilevare i bisogni e porre domande per farci riflettere. A mio avviso, questo modo di osservare è personale.


Nel mondo del design c’è un’attenzione crescente per l’artigianato: secondo te, come mai questo avviene e ritieni che l’artigianato abbia ancora un ruolo da svolgere in un settore in rapida modernizzazione?

 

In un mondo sempre più virtuale, l’artigianato ci permette di stringere relazioni, di sperimentare una realtà tangibile. Il lavoro manuale ci avvicina alla dimensione umana, ma ci permette anche di recuperare la consapevolezza del tempo, e quindi di fermarci a riflettere. Inoltre, in un mondo globalizzato e di rapido consumo, l’artigianato ci offre un lavoro personalizzato e unico.



Acquistare artigianato è un modo per collocarsi in un contesto culturale specifico e per apprezzare una storia o una cultura da preservare. 

L’artigianato è associato alla materia. Una materia che ha qualità espressive palpabili, ma anche immateriali che hanno a che fare con ciò che ci trasmettono riguardo al luogo, alla nostra storia, al tempo, al lavoro, a un tipo di consumo etico. Questi valori immateriali del lavoro artigiano sono ciò che rende il design un’arte.


Incorporare aspetti dell’artigianato può supporre una presa di posizione nel mondo attuale, una forma di protesta, un’intenzione, un atteggiamento critico. La cultura materiale ha importanza in quanto trasmette contenuti concettuali o critici.


Cosa ti piace dell’artigianato e del design?

L’artigianato è strettamente legato alla materia, al suo ambiente, con un ritmo lento e una dimensione più umana. È in grado di fornire un valore immateriale all’oggetto di design e quindi riesce a connettersi con il fruitore in modo più profondo.

Mi piace lavorare con le mani. Ho bisogno di toccare il materiale, di sentirlo per trasformarlo. Mi interessa il dialogo che si instaura tra il materiale e il processo manuale. Il lavoro manuale è lento. Il tempo impiegato nel processo mi permette di ascoltare il materiale, di conoscere le sue qualità per trarne il meglio. Questa vicinanza si concretizza in ogni pezzo.



Il design è bellissimo, ma è anche una scelta che riflette il modo in cui osserviamo il mondo.

Il design è ovunque, in qualsiasi direzione si guardi si trova qualcosa che è stato progettato dall’uomo per semplificare la vita. Eppure a me interessa il design non solo come strumento con cui generare oggetti funzionali, ma anche come atteggiamento, come modo di guardare il mondo per riflettere e generare un dibattito al fine di aggiungervi un significato.


Puoi dirci qualcosa in più sull’ispirazione che ha portato alla tua attività Elsur?


ELSUR nasce come luogo comune per le cose che mi piacciono, che mi interessano, come il design, gli oggetti di uso quotidiano e la cultura spagnola. La maggior parte dei miei prodotti sono reinterpretazioni di altri prodotti tradizionalmente realizzati in Spagna. La mia intenzione è quella di offrire un modo nuovo e attuale di osservare. Vorrei poter raggiungere le persone con i miei prodotti in modo più profondo. Voglio offrire oggetti di qualità, unici e durevoli.



Secondo Cristina, comunicare la storia del suo prodotto è importante quanto l’oggetto in sé. 

Vorrei anche che la storia che si cela dietro ogni oggetto catturasse l’attenzione delle persone in modo tale che si sviluppi il desiderio di averli vicino in modo speciale e permanente. Mi piacerebbe comunicare, attraverso quello che è il processo manuale dell’oggetto, parte della storia e del luogo in cui vivo.


Come ti sei avvicinata alle aste online e che impatto hanno avuto sulla tua attività?

 

Nell’ottobre 2021 sono stata invitata a partecipare al Lake Como Design Festival presentando la poltrona RSC da me progettata. Il festival collaborava con Catawiki per un’asta esclusiva in cui tutti gli oggetti esposti sono stati messi in vendita. Da allora ho partecipato a diverse aste, tutte legate all’artigianato e al design contemporaneo.


Per me Catawiki è una finestra aperta sul mondo, è un’opportunità per raggiungere un numero elevatissimo di clienti in un tempo molto breve. Per far conoscere il mio lavoro al mondo. Penso che sia un canale di vendita innovativo che sfrutta le nuove tecnologie e si rivolge ad un nuovo pubblico abituato ad acquistare online. Anche un pubblico interessato a prodotti di design da collezione, a pezzi unici. D’altra parte, è anche un modo per conoscere altri designer, per aggiornarmi sulle nuove proposte che mi permettono di imparare.


Infine, cosa diresti a tutti coloro che hanno poca dimestichezza con l’artigianato o il design in generale, per incoraggiarli a sostenere gli artigiani tradizionali e locali?

 

Vorrei incoraggiare il sostegno all’artigianato tradizionale e a quello contemporaneo. Entrambi sono necessari e complementari. L’artigianato si esprime attraverso i materiali, la maestria nella loro lavorazione, l’ambiente e il tempo. L’artigianato stabilisce una connessione a un livello più profondo tra il creatore e l’oggetto stesso. 



Per Cristina, l’artigianato è connessione. 

L’artigianato può essere inteso come qualcosa di ben fatto, il che può essere esteso a molti settori, e quindi l’artigianato è apprezzato non solo per il risultato dell’oggetto ma anche per il suo impatto sulla nostra vita. In qualche modo, chi acquista prodotti artigianali diventa custode della cultura del luogo, quella che ci contraddistingue e ci identifica.


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