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Italia - Borraccia militare garibaldina "Guglielminetti", modello 1853". - Accessori militari
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Italia - Borraccia militare garibaldina "Guglielminetti", modello 1853". - Accessori militari

Borraccia militare garibaldina "GUGLIELMINETTI", modello 1853 E' costruita con diverse tipologie di legno con cinghie in pelle. Brevetto italiano, inventata dalla ditta di Torino nei primi anni '50 del 1800 che ebbe l'intuizione di creare questo oggetto in grado di semplificare la vita dei militari. Originale , in legno e fascette di giunco, per tenere salde le doghe che formano il corpo della borraccia piatto al retro e bombato sul davanti.. Provvista di tappo a vite, anch’esso in legno. La borraccia presenta sul davanti l'incisione "4a G M" probabilmente ad indicarci le iniziali del militare proprietario che, probabilmente, era inquadrato in una 4′ COMPAGNIA di un non meglio identificato reggimento dell’esercito piemontese, in operazioni o campagne militari del periodo 1850-1860; campagna di Crimea, campagna d’Ancona, per l’unità d’Italia. Il corpo della borraccia è in ottime condizioni. Troviamo le due fascette in cuoio che cingono la borraccia al collo superiore ed inferiore, con relativa fibbia in metallo, e ciò che resta della cinghia che passava longitudinalmente all’altezza della borraccia per poterla portare a tracolla. Esemplare integro ad eccezione di qualche iniziale foro di tarma. Nel 1797 a Sambughetto (NO) , minuscolo paese della Valle Strona, nacque l’artigiano Pietro Guglielminetti. Inventò la prima autovettura circolante per Torino (ben prima della carrozza Bordino!): il “carro volante”, una macchina mossa dall’uomo grazie a un meccanismo di leve e ruote dentate. Nel 1826 lo presentò all’Accademia delle Scienze per ottenere il brevetto, che però non gli venne concesso. Accantonato il sogno di produrre carri volanti e lasciato nel 1830 Sambughetto, si stabilì intorno al 1850 a Torino. In Via Cappel Verde aprì, con i figli Ambrogio, Giacomo e Lorenzo, una bottega specializzata in articoli militari. Fu proprio in questi anni che mise a punto un’altra invenzione, questa volta vincente: un piccolo contenitore portatile in grado di mantenere fresca l’acqua. Era nata la borraccia. La borraccia Guglielminetti, poco ingombrante e molto robusta, come questo modello 1853, era formata da otto doghe in legno trattenute in alto e in basso da cerchi di giunco. Anche il tappo e il beccuccio da cui usciva l’acqua erano in legno. Piana da un lato per essere adagiata al fianco e curva dall’altro, era fatta a tutta mano, tracolla compresa. Un oggetto così interessante non sfuggì all’attenzione del Ministero della Guerra. Dal giugno 1853 la borraccia Guglielminetti entrò a far parte ufficialmente dell’attrezzatura dell’esercito del Regno di Sardegna, quando l’Azienda Generale della Guerra autorizza il Reggimento Piemonte Reale Cavalleria all’acquisto di 600 borracce Guglielminetti. Nel luglio 1853 i Guglielminetti fornirono all’esercito oltre 7.000 borracce. 10.000 nel 1855, in occasione della guerra in Crimea. E via di questo passo fino all’unità d’Italia e oltre. La borraccia fu adottata anche dagli eserciti inglese, francese, russo e argentino. Pietro morì nel 1873, felice di aver sfondato. L’attività fu continuata dai figli, che inventarono una seconda borraccia più funzionale: tratta da un pezzo unico in legno, con cerchi e tappo a vite in metallo, dal 1876 fu usata dal Ministero della Guerra. Nel 1884 La Ditta Fratelli Guglielminetti ottenne anche la medaglia d’oro all’Esposizione Generale di Torino, nella categoria “Industrie degli utensili e dei mobili in legno”. Ma con l’avvento della prima guerra mondiale l’azienda entrò in crisi: la borraccia in legno fu sostituita da quella in alluminio, più leggera e piccola. Nel 1918 la ditta chiuse i battenti, forse anche per lo scarso interesse delle nuove generazioni a proseguire l’attività. Dai racconti di Amalia Guglielminetti, pronipote di Pietro, si dice che nel 1865 Vittorio Emanuele II si recò alla caserma Cernaia. Durante la visita, chiese ad un soldato sbarbatello quale fosse l’oggetto più importante dell’equipaggiamento militare. Il ragazzo rispose senza pensarci due volte: “La borraccia, perché mantiene fresca l’acqua e calma la sete”. Il re, che pensava fossero ben più rilevanti le armi, chiese allora di vederla questa borraccia. Ci bevve su e disse: “A l’à rason el soldà. L’acqua a l’è propi fresca”. Tra il codazzo che seguiva il sovrano c’erano anche i fratelli Guglielminetti, che osservarono tutta la scena trattenendo il respiro. Il giorno dopo fecero subito recapitare al re la famosa borraccia, verniciata in verde con tappo a vite in metallo e tracolla in cuoio. Amalia affermava che il sovrano la usò sempre durante le sue battute di caccia.

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Italia - Borraccia militare garibaldina "Guglielminetti", modello 1853". - Accessori militari

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Borraccia militare garibaldina "GUGLIELMINETTI", modello 1853

E' costruita con diverse tipologie di legno con cinghie in pelle.

Brevetto italiano, inventata dalla ditta di Torino nei primi anni '50 del 1800 che ebbe l'intuizione di creare questo oggetto in grado di semplificare la vita dei militari.

Originale , in legno e fascette di giunco, per tenere salde le doghe che formano il corpo della borraccia piatto al retro e bombato sul davanti.. Provvista di tappo a vite, anch’esso in legno.

La borraccia presenta sul davanti l'incisione "4a G M" probabilmente ad indicarci le iniziali del militare proprietario che, probabilmente, era inquadrato in una 4′ COMPAGNIA di un non meglio identificato reggimento dell’esercito piemontese, in operazioni o campagne militari del periodo 1850-1860; campagna di Crimea, campagna d’Ancona, per l’unità d’Italia.

Il corpo della borraccia è in ottime condizioni. Troviamo le due fascette in cuoio che cingono la borraccia al collo superiore ed inferiore, con relativa fibbia in metallo, e ciò che resta della cinghia che passava longitudinalmente all’altezza della borraccia per poterla portare a tracolla.
Esemplare integro ad eccezione di qualche iniziale foro di tarma.

Nel 1797 a Sambughetto (NO) , minuscolo paese della Valle Strona, nacque l’artigiano Pietro Guglielminetti. Inventò la prima autovettura circolante per Torino (ben prima della carrozza Bordino!): il “carro volante”, una macchina mossa dall’uomo grazie a un meccanismo di leve e ruote dentate. Nel 1826 lo presentò all’Accademia delle Scienze per ottenere il brevetto, che però non gli venne concesso. Accantonato il sogno di produrre carri volanti e lasciato nel 1830 Sambughetto, si stabilì intorno al 1850 a Torino. In Via Cappel Verde aprì, con i figli Ambrogio, Giacomo e Lorenzo, una bottega specializzata in articoli militari. Fu proprio in questi anni che mise a punto un’altra invenzione, questa volta vincente: un piccolo contenitore portatile in grado di mantenere fresca l’acqua. Era nata la borraccia.

La borraccia Guglielminetti, poco ingombrante e molto robusta, come questo modello 1853, era formata da otto doghe in legno trattenute in alto e in basso da cerchi di giunco. Anche il tappo e il beccuccio da cui usciva l’acqua erano in legno. Piana da un lato per essere adagiata al fianco e curva dall’altro, era fatta a tutta mano, tracolla compresa. Un oggetto così interessante non sfuggì all’attenzione del Ministero della Guerra. Dal giugno 1853 la borraccia Guglielminetti entrò a far parte ufficialmente dell’attrezzatura dell’esercito del Regno di Sardegna, quando l’Azienda Generale della Guerra autorizza il Reggimento Piemonte Reale Cavalleria all’acquisto di 600 borracce Guglielminetti. Nel luglio 1853 i Guglielminetti fornirono all’esercito oltre 7.000 borracce. 10.000 nel 1855, in occasione della guerra in Crimea. E via di questo passo fino all’unità d’Italia e oltre. La borraccia fu adottata anche dagli eserciti inglese, francese, russo e argentino.

Pietro morì nel 1873, felice di aver sfondato. L’attività fu continuata dai figli, che inventarono una seconda borraccia più funzionale: tratta da un pezzo unico in legno, con cerchi e tappo a vite in metallo, dal 1876 fu usata dal Ministero della Guerra. Nel 1884 La Ditta Fratelli Guglielminetti ottenne anche la medaglia d’oro all’Esposizione Generale di Torino, nella categoria “Industrie degli utensili e dei mobili in legno”. Ma con l’avvento della prima guerra mondiale l’azienda entrò in crisi: la borraccia in legno fu sostituita da quella in alluminio, più leggera e piccola. Nel 1918 la ditta chiuse i battenti, forse anche per lo scarso interesse delle nuove generazioni a proseguire l’attività.

Dai racconti di Amalia Guglielminetti, pronipote di Pietro, si dice che nel 1865 Vittorio Emanuele II si recò alla caserma Cernaia. Durante la visita, chiese ad un soldato sbarbatello quale fosse l’oggetto più importante dell’equipaggiamento militare. Il ragazzo rispose senza pensarci due volte: “La borraccia, perché mantiene fresca l’acqua e calma la sete”. Il re, che pensava fossero ben più rilevanti le armi, chiese allora di vederla questa borraccia. Ci bevve su e disse: “A l’à rason el soldà. L’acqua a l’è propi fresca”. Tra il codazzo che seguiva il sovrano c’erano anche i fratelli Guglielminetti, che osservarono tutta la scena trattenendo il respiro. Il giorno dopo fecero subito recapitare al re la famosa borraccia, verniciata in verde con tappo a vite in metallo e tracolla in cuoio. Amalia affermava che il sovrano la usò sempre durante le sue battute di caccia.





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