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Visconti - Lettera di E. Q. Visconti - 1825
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Visconti - Lettera di E. Q. Visconti - 1825

ARGENTO E ANTICHITÀ: SCOPERTE CHE BRILLANO COME UN TESORO! Un affascinante viaggio nelle antichità romane, con l'aggiunta di tavole dettagliate e studi approfonditi. Perfetto per gli appassionati di storia e archeologia, alla ricerca di rare e preziose testimonianze di scoperte passate! Bella legatura in marocchino verde contemporaneo con foglia di acanto bordato in oro. Discorso del cavaliere Luigi Marini sul ritrovamento da lui fatto del metodo di descrivere la voluta ionica vitruviana. LE002 SB Raccolta Cicognara, mcrf 3914 CONDITION REPORT Legatura in marocchino verde contemporaneo con foglia di acanto bordato in oro. Titolo con penna rossa sul margine esterno; 25 tavole. Ampi margini. Le pagine interne non presentano particolari segni di usura ne di macchie; nel complesso buono stato di conservazione dell’opera. Pp. 8nn. 44; 25; (4). FULL TITLES & AUTHORS Lettera di E. Q. Visconti intorno ad una antica supelletile d'argento scoperta in Roma Roma, Salviucci, 1825 Ennio Quirino Visconti CONTENTS Ennio Quirino Visconti nato a Roma nel cinquecentesco palazzo Altoviti il 30 ottobre 1751 da Giovanni Antonio Battista, cittadino romano di origine ligure, e dalla romana Orsola dei marchesi Filonardi, fu battezzato in S. Giovanni dei Fiorentini il 1° novembre con i nomi di Ennio Quirino Sante Serapione. Ebbe tre fratelli, Filippo Aurelio, Alessandro e Massimo, e tre sorelle, due delle quali presero il velo, l’una, Matilde, a Veroli, e l’altra, Marta-Beatrice, a S. Egidio in Trastevere. Fu educato dal padre, che esperimentò su di lui i benefici di una pedagogia concepita come un diletto e non come un obbligo (Novelle Letterarie Fiorentine, num. 42, 17 ottobre 1755, coll. 666-671). A quattordici mesi sapeva già «parte della storia romana e conosceva le facce delle medaglie antiche» (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, BAV, Cod. Ferraioli 415, c. 27, Lettera di Giancristoforo Amaduzzi a Giovanni Bianchi del 6 ottobre 1762, edita in Castellani, 1971, p. 82). A dieci anni fu sottoposto a un esame in casa del cardinale Ferdinando Maria De Rossi su argomenti «di storia sacra e profana sino alla nascita di Cristo, di antiquaria, di geometria e di aritmetica» (ibid.); vi fu interrogato e lodato dal padre eremita agostiniano Agostino Giorgi, allora titolare della cattedra di Sacre Scritture nell’archiginnasio della Sapienza. Due anni dopo, nel settembre 1764, vinse una medaglia d’oro del pontefice regnante dando prova di «molto spirito» nel risolvere problemi di fisica e di matematica davanti a celebri letterati e scienziati romani riuniti nella biblioteca Angelica. Condotto poi dall’abate Amaduzzi a Villa Mattei, vi identificò i ritratti degli imperatori su bassorilievi e statue e commentò le scene mitologiche scolpite sui primi davanti a un pubblico fornito. Sin da adolescente tradusse Omero «ovunque uno glielo aprisse» (Lettera di Amaduzzi a Bianchi del 23 luglio 1768 edita in Castellani, 1971, p. 83) e interpretò abilmente le iscrizioni antiche. Non ancora ventenne, il 7 agosto 1771 si laureò in utroque iure alla Sapienza. Fu eletto cameriere d’onore del nuovo papa Pio VI nel giugno 1775 e nominato secondo custode della Biblioteca Vaticana nel giugno 1783. Pochi mesi dopo decise di prender moglie, perdendo tutti gli emolumenti camerali. Fu allora accolto in casa Chigi dal principe Sigismondo come segretario e poi, dal febbraio 1785, come «bibliotecario de manoscritti e archivista» con uno stipendio di 10 scudi mensili (BAV, Mss. Chigiani 2313, citato da Ridley, 2008, p. 211). Nello stesso mese, il 3 febbraio, sposò Teresa Angela Doria, da cui ebbe quattro figli maschi, di cui due soli sopravvissero, Sigismondo e Ludovico. Dopo la morte del padre Giambattista, avvenuta nel settembre 1784, grazie all’appoggio del ministro di Spagna José Nicolás de Azara (J.-N. de Bourgoing, Notice historique sur le chevalier don Joseph-Nicholas d’Azara, Aragonais, ambassadeur d’Espagne à Paris, mort dans cette ville le 5 pluviôse an XII, s.l. né d. [1804], p. 12) Pio VI lo reintegrò in tutte le precedenti cariche camerali autorizzandolo a conservarle «in stato coniugale e anche in abito militare» (Breve pontificio citato da Gallo, 1994, p. 83). Rinunciò tuttavia al posto di vicebibliotecario vaticano, continuando invece a occuparsi della redazione del catalogo illustrato del Museo Pio Clementino, i cui primi due volumi, consacrati alle statue, erano usciti nel 1782 (con il nome di Giambattista benché Ennio Quirino fosse il vero autore delle schede) e nel 1784. Nel giugno 1788 fu nominato presidente antiquario dei Musei Capitolini e nel febbraio 1790 ne divenne ‘direttore antiquario di residenza’ dirigendo la ripulitura degli spazi espositivi e la revisione della presentazione e dei restauri delle opere.

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Bella legatura in marocchino verde contemporaneo con foglia di acanto bordato in oro.
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Roma, Salviucci, 1825
Ennio Quirino Visconti

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Ennio Quirino Visconti nato a Roma nel cinquecentesco palazzo Altoviti il 30 ottobre 1751 da Giovanni Antonio Battista, cittadino romano di origine ligure, e dalla romana Orsola dei marchesi Filonardi, fu battezzato in S. Giovanni dei Fiorentini il 1° novembre con i nomi di Ennio Quirino Sante Serapione.

Ebbe tre fratelli, Filippo Aurelio, Alessandro e Massimo, e tre sorelle, due delle quali presero il velo, l’una, Matilde, a Veroli, e l’altra, Marta-Beatrice, a S. Egidio in Trastevere. Fu educato dal padre, che esperimentò su di lui i benefici di una pedagogia concepita come un diletto e non come un obbligo (Novelle Letterarie Fiorentine, num. 42, 17 ottobre 1755, coll. 666-671). A quattordici mesi sapeva già «parte della storia romana e conosceva le facce delle medaglie antiche» (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, BAV, Cod. Ferraioli 415, c. 27, Lettera di Giancristoforo Amaduzzi a Giovanni Bianchi del 6 ottobre 1762, edita in Castellani, 1971, p. 82). A dieci anni fu sottoposto a un esame in casa del cardinale Ferdinando Maria De Rossi su argomenti «di storia sacra e profana sino alla nascita di Cristo, di antiquaria, di geometria e di aritmetica» (ibid.); vi fu interrogato e lodato dal padre eremita agostiniano Agostino Giorgi, allora titolare della cattedra di Sacre Scritture nell’archiginnasio della Sapienza. Due anni dopo, nel settembre 1764, vinse una medaglia d’oro del pontefice regnante dando prova di «molto spirito» nel risolvere problemi di fisica e di matematica davanti a celebri letterati e scienziati romani riuniti nella biblioteca Angelica.

Condotto poi dall’abate Amaduzzi a Villa Mattei, vi identificò i ritratti degli imperatori su bassorilievi e statue e commentò le scene mitologiche scolpite sui primi davanti a un pubblico fornito. Sin da adolescente tradusse Omero «ovunque uno glielo aprisse» (Lettera di Amaduzzi a Bianchi del 23 luglio 1768 edita in Castellani, 1971, p. 83) e interpretò abilmente le iscrizioni antiche. Non ancora ventenne, il 7 agosto 1771 si laureò in utroque iure alla Sapienza. Fu eletto cameriere d’onore del nuovo papa Pio VI nel giugno 1775 e nominato secondo custode della Biblioteca Vaticana nel giugno 1783. Pochi mesi dopo decise di prender moglie, perdendo tutti gli emolumenti camerali. Fu allora accolto in casa Chigi dal principe Sigismondo come segretario e poi, dal febbraio 1785, come «bibliotecario de manoscritti e archivista» con uno stipendio di 10 scudi mensili (BAV, Mss. Chigiani 2313, citato da Ridley, 2008, p. 211). Nello stesso mese, il 3 febbraio, sposò Teresa Angela Doria, da cui ebbe quattro figli maschi, di cui due soli sopravvissero, Sigismondo e Ludovico.

Dopo la morte del padre Giambattista, avvenuta nel settembre 1784, grazie all’appoggio del ministro di Spagna José Nicolás de Azara (J.-N. de Bourgoing, Notice historique sur le chevalier don Joseph-Nicholas d’Azara, Aragonais, ambassadeur d’Espagne à Paris, mort dans cette ville le 5 pluviôse an XII, s.l. né d. [1804], p. 12) Pio VI lo reintegrò in tutte le precedenti cariche camerali autorizzandolo a conservarle «in stato coniugale e anche in abito militare» (Breve pontificio citato da Gallo, 1994, p. 83). Rinunciò tuttavia al posto di vicebibliotecario vaticano, continuando invece a occuparsi della redazione del catalogo illustrato del Museo Pio Clementino, i cui primi due volumi, consacrati alle statue, erano usciti nel 1782 (con il nome di Giambattista benché Ennio Quirino fosse il vero autore delle schede) e nel 1784. Nel giugno 1788 fu nominato presidente antiquario dei Musei Capitolini e nel febbraio 1790 ne divenne ‘direttore antiquario di residenza’ dirigendo la ripulitura degli spazi espositivi e la revisione della presentazione e dei restauri delle opere.

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