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Ennio Finzi (1931) - Il gioco degli occhi
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Ennio Finzi (1931) - Il gioco degli occhi

Ennio Finzi Il gioco degli occhi Pastello e tecnica mista su cartoncino nero cm 35x33 Firma e data in basso a destra Splendida opera di Ennio Finzi con autentica su foto Opera molto rara e di qualità Ennio Finzi pittore spazialista vivente, infatti come lui stesso ricorda, nel 1951 aveva solo 16 anni e non poté essere iscritto al movimento pittorico dello Spazialismo come fu invece Tancredi Parmeggiani (1931 - 1964) che all'epoca aveva vent'anni[3]. Il rapporto di amicizia e di condivisione artistica con il grande pittore Tancredi, che è stato celebrato anche da importanti scritti critici e mostre[4], senz'altro lo indusse ad entrare nel giro di alcuni dei più grandi esponenti della pittura e della cultura degli anni Cinquanta e Sessanta come Giuseppe Capogrossi, Ettore Sottsass, Umbro Apollonio e ad operare in stretta concomitanza con i principali maestri veneziani di quel movimento, come per esempio Virgilio Guidi Riccardo Licata o Emilio Vedova, fu sempre Tancredi che lo presentò alla grande collezionista americana Peggy Guggenheim[5]. Per tutti gli anni Cinquanta Finzi percorse una ricerca fondamentalmente spazialista concentrata sull'uso del colore e degli effetti distonici e atonali[6] anche interpretando le nuove correnti musicali di quegli anni dall'atonalismo schoemberghiano al "be bop" del jazz afroamericano[7]. In effetti per Finzi la Musica ha una valenza fondamentale in quanto egli stesso ricorda che per lui la percezione del colore avviene solo al 50% attraverso la vista e per l'altro 50% con il concorso dell'udito in quanto il colore non ha solo una immagine ma anche un suono.[8] Dal 1960 al 1978, anche per problemi legati alla difficoltà di vendere opere spazialiste in un momento storico che favoriva altri tipi di ricerca[9] egli decide di sposare completamente i principi più contemporanei della analisi scientifica e tecnologica tipica di quegli anni, non certo come gli artisti del Gruppo N che utilizzavano effettivamente l'elettronica e l'illuminotecnica[10], ma cercando di creare gli stessi presupposti con una Non-Pittura di tipo analitico in bianco e nero che si allontanava dai forti cromatismi precedenti, concentrandosi sull'automatismo e la combinazione dei ritmi[11]avvicinandosi sempre di più al Cinetismo[12] Dal 1978 Finzi riscopre il colore aprendo una stagione che segue in qualche modo il frastornante bombardamento di immagini che nei primi Ottanta diventava predominante, tanto che dalla metà Ottanta stanco di quella intensità egli cercherà una sorta di ritorno all'interiorità meditativa unendo al campo nero un uso del colore per riaffioramento, per emersione, si veda il ciclo del "Nero-Acromatico" poi "Neroiride" fortemente ispirati dalla musica di Luigi Nono[13] che lo condurranno nei Novanta alle serie di "Grammaticando" e poi "Flipper" in cui cercherà di organizzare un linguaggio pittorico codificato per segni e operazioni contrastanti[14] Ennio Finzi ha comunque in tutti questi anni cercato continuamente un modo per esprimere l'essenza stessa dell'"idea", della sensazione usando il medium pittorico come strumento e non volendo aprioristicamente costruire uno stile riconoscibile in quanto pittura per la pittura[15] Per comprendere Finzi non bisogna leggere ogni singolo momento pittorico come a sé stante ma considerare l'intero svolgimento del suo lavoro negli anni, con le sue incongruenze e contraddizioni intravvedendo un filo conduttore sotterraneo.[16] Ha cominciato ad esporre nel 1949 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia[17], dove nel 1956 ha tenuto la sua prima personale, fondazione che nel 1980 gli ha dedicato un antologica . Ha partecipato nel 1959 e nel 1999 alla VIII e XIII Quadriennale di Roma[18]e nel 1986 alla XLII Biennale d'Arte di Venezia[19]. Ha insegnato all'Accademia di Venezia. Muore a Mestre nel giugno del 2024

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Ennio Finzi
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Pastello e tecnica mista su cartoncino nero cm 35x33
Firma e data in basso a destra
Splendida opera di Ennio Finzi con autentica su foto
Opera molto rara e di qualità

Ennio Finzi pittore spazialista vivente, infatti come lui stesso ricorda, nel 1951 aveva solo 16 anni e non poté essere iscritto al movimento pittorico dello Spazialismo come fu invece Tancredi Parmeggiani (1931 - 1964) che all'epoca aveva vent'anni[3].

Il rapporto di amicizia e di condivisione artistica con il grande pittore Tancredi, che è stato celebrato anche da importanti scritti critici e mostre[4], senz'altro lo indusse ad entrare nel giro di alcuni dei più grandi esponenti della pittura e della cultura degli anni Cinquanta e Sessanta come Giuseppe Capogrossi, Ettore Sottsass, Umbro Apollonio e ad operare in stretta concomitanza con i principali maestri veneziani di quel movimento, come per esempio Virgilio Guidi Riccardo Licata o Emilio Vedova, fu sempre Tancredi che lo presentò alla grande collezionista americana Peggy Guggenheim[5]. Per tutti gli anni Cinquanta Finzi percorse una ricerca fondamentalmente spazialista concentrata sull'uso del colore e degli effetti distonici e atonali[6] anche interpretando le nuove correnti musicali di quegli anni dall'atonalismo schoemberghiano al "be bop" del jazz afroamericano[7]. In effetti per Finzi la Musica ha una valenza fondamentale in quanto egli stesso ricorda che per lui la percezione del colore avviene solo al 50% attraverso la vista e per l'altro 50% con il concorso dell'udito in quanto il colore non ha solo una immagine ma anche un suono.[8]

Dal 1960 al 1978, anche per problemi legati alla difficoltà di vendere opere spazialiste in un momento storico che favoriva altri tipi di ricerca[9] egli decide di sposare completamente i principi più contemporanei della analisi scientifica e tecnologica tipica di quegli anni, non certo come gli artisti del Gruppo N che utilizzavano effettivamente l'elettronica e l'illuminotecnica[10], ma cercando di creare gli stessi presupposti con una Non-Pittura di tipo analitico in bianco e nero che si allontanava dai forti cromatismi precedenti, concentrandosi sull'automatismo e la combinazione dei ritmi[11]avvicinandosi sempre di più al Cinetismo[12]

Dal 1978 Finzi riscopre il colore aprendo una stagione che segue in qualche modo il frastornante bombardamento di immagini che nei primi Ottanta diventava predominante, tanto che dalla metà Ottanta stanco di quella intensità egli cercherà una sorta di ritorno all'interiorità meditativa unendo al campo nero un uso del colore per riaffioramento, per emersione, si veda il ciclo del "Nero-Acromatico" poi "Neroiride" fortemente ispirati dalla musica di Luigi Nono[13] che lo condurranno nei Novanta alle serie di "Grammaticando" e poi "Flipper" in cui cercherà di organizzare un linguaggio pittorico codificato per segni e operazioni contrastanti[14] Ennio Finzi ha comunque in tutti questi anni cercato continuamente un modo per esprimere l'essenza stessa dell'"idea", della sensazione usando il medium pittorico come strumento e non volendo aprioristicamente costruire uno stile riconoscibile in quanto pittura per la pittura[15] Per comprendere Finzi non bisogna leggere ogni singolo momento pittorico come a sé stante ma considerare l'intero svolgimento del suo lavoro negli anni, con le sue incongruenze e contraddizioni intravvedendo un filo conduttore sotterraneo.[16]

Ha cominciato ad esporre nel 1949 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia[17], dove nel 1956 ha tenuto la sua prima personale, fondazione che nel 1980 gli ha dedicato un antologica .

Ha partecipato nel 1959 e nel 1999 alla VIII e XIII Quadriennale di Roma[18]e nel 1986 alla XLII Biennale d'Arte di Venezia[19].

Ha insegnato all'Accademia di Venezia.
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