Leonardo Cremoni - L'occhio
Nro. 93135608
Leonardo Cremonini (Bologna 1925 - Parigi 2010)
L'occhio, acquatinta, 400x500 mm.
esemplare 38 / tiratura 100
Pittore emblematico della scena artistica francese e italiana tra gli anni Cinquanta e Novanta, Leonardo Cremonini è stato ammirato dai suoi pari come Francis Bacon e Roberto Matta e da scrittori come Alberto Moravia, Italo Calvino, Umberto Eco, Louis Althusser, Michel Butor e ancora Régis Debray, la sua opera è presente in numerose collezioni pubbliche (Centro Georges Pompidou, Musée d’art moderne de la Ville de Paris, MoMA, la Galleria d’arte moderna di Milano) e private.
"Cremonini non può essere definito un impressionista, un surrealista, un metafisico e altre categorie d’interpretazione estetica che la facevano da padrone tra la fine Ottocento, metà Novecento. Al di là dei tatticismi critici, la cui bravura generalmente è saper dire tutto e il contrario di tutto, Cremonini era diventato un banco di prova dell’interpretazione proprio in quegli anni Sessanta Settanta in cui imperversavano le neoavanguardie con i loro derivati. Un banco di prova soprattutto da parte di scrittori, letterati, filosofi, poeti, che nel “testo” pittorico trovavano la possibilità di rivalutare le sue tecniche espressive, lontane da installazioni, sperimentalismi decostruttivi, di cui, appunto, si poteva dire tutto e il contrario di tutto".
Stefano Zecchi
Leonardo Cremonini (Bologna 1925 - Parigi 2010)
L'occhio, acquatinta, 400x500 mm.
esemplare 38 / tiratura 100
Pittore emblematico della scena artistica francese e italiana tra gli anni Cinquanta e Novanta, Leonardo Cremonini è stato ammirato dai suoi pari come Francis Bacon e Roberto Matta e da scrittori come Alberto Moravia, Italo Calvino, Umberto Eco, Louis Althusser, Michel Butor e ancora Régis Debray, la sua opera è presente in numerose collezioni pubbliche (Centro Georges Pompidou, Musée d’art moderne de la Ville de Paris, MoMA, la Galleria d’arte moderna di Milano) e private.
"Cremonini non può essere definito un impressionista, un surrealista, un metafisico e altre categorie d’interpretazione estetica che la facevano da padrone tra la fine Ottocento, metà Novecento. Al di là dei tatticismi critici, la cui bravura generalmente è saper dire tutto e il contrario di tutto, Cremonini era diventato un banco di prova dell’interpretazione proprio in quegli anni Sessanta Settanta in cui imperversavano le neoavanguardie con i loro derivati. Un banco di prova soprattutto da parte di scrittori, letterati, filosofi, poeti, che nel “testo” pittorico trovavano la possibilità di rivalutare le sue tecniche espressive, lontane da installazioni, sperimentalismi decostruttivi, di cui, appunto, si poteva dire tutto e il contrario di tutto".
Stefano Zecchi