DESCRIZIONE

Il testamento in questione, redatto nel 1612 a Venezia durante la Serenissima Repubblica, appartiene a Paulina Barbarigo, vedova di Zuanne Minotto, figlia di Piero Antonio Barbarigo, nobile veneziano. Il documento si distingue per le sue dimensioni piuttosto ampie rispetto a molte pergamene dell'epoca e per la complessità del contenuto, che include dettagli personali, lasciti materiali e richieste spirituali. La pergamena è di qualità buona, realizzata con pelle di capra, un materiale comune all'epoca, e presenta il testo scritto sul lato carne, ovvero la parte interna e più liscia della pelle, ideale per la scrittura. Sul lato pelo, invece, sono visibili tracce dei bulbi piliferi, testimonianza della sua origine animale, con alcune annotazioni per l'archiviazione, ormai molto sbiadite.

L'incipit del testamento si apre con un'espressione solenne: "In Dei Aeterni nomine Amen", seguita dall'anno scritto in lettere, millesimo sexcentesimo duodecimo. Le prime parole di Paulina Barbarigo riflettono la sua gratitudine per essere ancora sana di corpo e di mente, una consapevolezza che la spinge a redigere questo documento in preparazione alla sua dipartita. Chiede di essere sepolta sotto terra, ma con la minima spesa possibile, mostrando così un desiderio di semplicità anche nell'ultimo riposo. Aggiunge inoltre la richiesta di cinquanta messe per la sua anima, un dettaglio che evidenzia la sua profonda fede religiosa. Paulina lascia una rendita perpetua alla Chiesa dei Servi affinché vi siano celebrate tre messe a settimana in perpetuo per la salvezza della sua anima.

Il testamento prosegue con i lasciti materiali. Alla figlia Camilla, moglie di Zuanne Michiel, Paulina lascia la casa Minotto e altre rendite, oltre a una dote che le era stata a sua volta lasciata da Giustina Barbarigo. Si tratta di un atto significativo, che suggella il legame materno tra le due donne e conferisce alla figlia una certa sicurezza economica. Sempre per l'amore che prova per Camilla, Paulina le lascia sei paia di lenzuola lavorate e sei paia di intimelle, simboli di affetto e di cura, oggetti preziosi e di uso quotidiano. Tra gli altri lasciti troviamo una piccola rendita annuale di farina e tre barili di vino per la cameriera, un gesto che rivela l'attenzione della testatrice verso chi la serviva.

Un lascito particolarmente curioso è quello riservato al figlio, cui Paulina lascia solo un oggetto d'argento, chiamato "cadin", che potrebbe indicare un catino o un altro oggetto di uso domestico o cerimoniale. La scelta di lasciargli solo questo oggetto è giustificata dal fatto che, secondo la madre, il figlio non avrebbe avuto bisogno di altro, probabilmente perché già benestante. Nonostante questo dettaglio, il testamento fa capire che i beni della famiglia erano numerosi e diversificati, tra cui anche una bottega situata nella zona di Rialto. L'elenco completo dei lasciti non viene esposto nel documento, suggerendo la necessità di un ulteriore studio per comprenderne appieno la portata.

Un altro elemento significativo del testamento è la dichiarazione esplicita di Paulina di voler annullare qualsiasi precedente testamento, rendendo questo l'unico valido alla sua morte. Questo dettaglio conferisce al documento una certa urgenza e finalità, come se la testatrice volesse evitare qualsiasi confusione o contenzioso tra gli eredi.

Il testamento è stato stilato con cura dal notaio Francesco Zambelli, che appone la sua firma e il suo sigillo con ben tre marche notarili, segno di modifiche o aggiunte fatte successivamente alla redazione originale. Questo dettaglio testimonia l'importanza e la serietà del documento, conferendo maggiore autenticità e validità legale.

Infine, la pergamena presenta i segni evidenti del tempo, come macchie e aloni, in particolare nelle zone più consultate. Le mani di coloro che l'hanno esaminata nel corso degli anni hanno lasciato tracce di grasso che hanno reso alcune parti della pergamena più rovinate, ma nonostante ciò, la scrittura è rimasta abbastanza integra e leggibile. La scrittura è di tipo corsivo, con parti in latino ma la sezione più importante in volgare veneto, offrendo un'interessante testimonianza della lingua e della cultura dell'epoca. L'insieme del documento, nonostante i segni di usura, si presenta in uno stato di conservazione molto buono e rappresenta una preziosa fonte di studio sia per la storia veneziana che per le tradizioni legali e familiari del tempo.


STATO DI CONSERVAZIONE

Lo stato di conservazione del testamento di Paulina Barbarigo può essere considerato buono, sebbene presenti alcuni segni del tempo. Si notano macchie e aloni, tipici dell'invecchiamento naturale della pergamena, insieme a piccoli fori causati dall'umidità che in alcuni punti coinvolgono anche qualche lettera. Nonostante questi danni superficiali, il documento non è a rischio di degrado imminente e rimane complessivamente stabile.

Le aree della pergamena che risultano più rovinate sono quelle dove veniva abitualmente afferrata per la consultazione. Qui, il contatto ripetuto delle mani ha contribuito a una maggiore usura rispetto al resto del documento. Tuttavia, nonostante queste imperfezioni, il testamento rimane leggibile e fruibile per studi futuri.

DESCRIZIONE

Il testamento in questione, redatto nel 1612 a Venezia durante la Serenissima Repubblica, appartiene a Paulina Barbarigo, vedova di Zuanne Minotto, figlia di Piero Antonio Barbarigo, nobile veneziano. Il documento si distingue per le sue dimensioni piuttosto ampie rispetto a molte pergamene dell'epoca e per la complessità del contenuto, che include dettagli personali, lasciti materiali e richieste spirituali. La pergamena è di qualità buona, realizzata con pelle di capra, un materiale comune all'epoca, e presenta il testo scritto sul lato carne, ovvero la parte interna e più liscia della pelle, ideale per la scrittura. Sul lato pelo, invece, sono visibili tracce dei bulbi piliferi, testimonianza della sua origine animale, con alcune annotazioni per l'archiviazione, ormai molto sbiadite.

L'incipit del testamento si apre con un'espressione solenne: "In Dei Aeterni nomine Amen", seguita dall'anno scritto in lettere, millesimo sexcentesimo duodecimo. Le prime parole di Paulina Barbarigo riflettono la sua gratitudine per essere ancora sana di corpo e di mente, una consapevolezza che la spinge a redigere questo documento in preparazione alla sua dipartita. Chiede di essere sepolta sotto terra, ma con la minima spesa possibile, mostrando così un desiderio di semplicità anche nell'ultimo riposo. Aggiunge inoltre la richiesta di cinquanta messe per la sua anima, un dettaglio che evidenzia la sua profonda fede religiosa. Paulina lascia una rendita perpetua alla Chiesa dei Servi affinché vi siano celebrate tre messe a settimana in perpetuo per la salvezza della sua anima.

Il testamento prosegue con i lasciti materiali. Alla figlia Camilla, moglie di Zuanne Michiel, Paulina lascia la casa Minotto e altre rendite, oltre a una dote che le era stata a sua volta lasciata da Giustina Barbarigo. Si tratta di un atto significativo, che suggella il legame materno tra le due donne e conferisce alla figlia una certa sicurezza economica. Sempre per l'amore che prova per Camilla, Paulina le lascia sei paia di lenzuola lavorate e sei paia di intimelle, simboli di affetto e di cura, oggetti preziosi e di uso quotidiano. Tra gli altri lasciti troviamo una piccola rendita annuale di farina e tre barili di vino per la cameriera, un gesto che rivela l'attenzione della testatrice verso chi la serviva.

Un lascito particolarmente curioso è quello riservato al figlio, cui Paulina lascia solo un oggetto d'argento, chiamato "cadin", che potrebbe indicare un catino o un altro oggetto di uso domestico o cerimoniale. La scelta di lasciargli solo questo oggetto è giustificata dal fatto che, secondo la madre, il figlio non avrebbe avuto bisogno di altro, probabilmente perché già benestante. Nonostante questo dettaglio, il testamento fa capire che i beni della famiglia erano numerosi e diversificati, tra cui anche una bottega situata nella zona di Rialto. L'elenco completo dei lasciti non viene esposto nel documento, suggerendo la necessità di un ulteriore studio per comprenderne appieno la portata.

Un altro elemento significativo del testamento è la dichiarazione esplicita di Paulina di voler annullare qualsiasi precedente testamento, rendendo questo l'unico valido alla sua morte. Questo dettaglio conferisce al documento una certa urgenza e finalità, come se la testatrice volesse evitare qualsiasi confusione o contenzioso tra gli eredi.

Il testamento è stato stilato con cura dal notaio Francesco Zambelli, che appone la sua firma e il suo sigillo con ben tre marche notarili, segno di modifiche o aggiunte fatte successivamente alla redazione originale. Questo dettaglio testimonia l'importanza e la serietà del documento, conferendo maggiore autenticità e validità legale.

Infine, la pergamena presenta i segni evidenti del tempo, come macchie e aloni, in particolare nelle zone più consultate. Le mani di coloro che l'hanno esaminata nel corso degli anni hanno lasciato tracce di grasso che hanno reso alcune parti della pergamena più rovinate, ma nonostante ciò, la scrittura è rimasta abbastanza integra e leggibile. La scrittura è di tipo corsivo, con parti in latino ma la sezione più importante in volgare veneto, offrendo un'interessante testimonianza della lingua e della cultura dell'epoca. L'insieme del documento, nonostante i segni di usura, si presenta in uno stato di conservazione molto buono e rappresenta una preziosa fonte di studio sia per la storia veneziana che per le tradizioni legali e familiari del tempo.


STATO DI CONSERVAZIONE

Lo stato di conservazione del testamento di Paulina Barbarigo può essere considerato buono, sebbene presenti alcuni segni del tempo. Si notano macchie e aloni, tipici dell'invecchiamento naturale della pergamena, insieme a piccoli fori causati dall'umidità che in alcuni punti coinvolgono anche qualche lettera. Nonostante questi danni superficiali, il documento non è a rischio di degrado imminente e rimane complessivamente stabile.

Le aree della pergamena che risultano più rovinate sono quelle dove veniva abitualmente afferrata per la consultazione. Qui, il contatto ripetuto delle mani ha contribuito a una maggiore usura rispetto al resto del documento. Tuttavia, nonostante queste imperfezioni, il testamento rimane leggibile e fruibile per studi futuri.

Epoche
1400-1900
Anzahl der Bücher
1
Autor/ Illustrator
Francesco Zambelli
Titel
Testamento nobile Paulina Barbarigo
Zustand
Gut
Jahr
1612
Sprache
Italienisch, Latein
Originalsprache
Ja
Herkunftsland
Italien
Militärischer Kontext
Nein

97 Bewertungen (28 in den letzten 12 Monaten)
  1. 27
  2. 1
  3. 0

Il documento pergamenaceo è arrivato puntuale e in ottime condizioni, anche se in un cartone,adattato a grande busta,un po' raffazzonato. Comunque la protezione molto efficace. Giudizio positivo. Non

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claudioscarpa

First no communication at all, not a word from the seller; second was sent a week after I paid; third a small paper loss with lost of few words not signaled in the description but still a nice piece.

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user-0ea6344fd3f6

Consegna puntualissima, il libro corrisponde perfettamente alla descrizione.

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user-d5d3542

Tutto come da descrizione, bella opera di Brombo in cornice Marconi. Consegna come da accordi.

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user-aa6b548

Das Gemälde ist in gutem Zustand und genauso wie beschrieben. Die Lieferung war ausgesprochen schnell und gut verpackt. Lediglich die Transportkosten fand ich etwas hoch. Bin sehr zufrieden. Danke.

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user-5fd35d5

Excelente vendedor, estou muito satisfeito com o cálice. Envio super rápido. Muito obrigado

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user-6c73009

Parlato con Venditore Beggio ,molto gentile ,corretto ed assai dispiaciuto per i problemi imballaggio,anche se stato fatto da altri! Riconosco grande professionalità ed onestà del Sig.Beggio tutto ok.

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user-b42668e

oggetto corrispondente alla descrizione e consegna rapida nel giorno indicato

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user-9fd3955

tutto ben confezionato e consegna assolutamente rapida

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user-7485499
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