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Scuola napoletana (XVIII) - Bacco e Arianna abbandonata da Teseo
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Scuola napoletana (XVIII) - Bacco e Arianna abbandonata da Teseo

Scuola napoletana del XVIII secolo Bacco e Arianna abbandonata da Teseo Olio su tela, cm 74 x 100 – Con cornice, cm 89 x 111 Nell'opera è rappresentato un episodio mitologico tratto dai racconti di Ovidio e di Catullo: l’incontro tra Bacco e Arianna, dopo che la principessa cretese fu abbandonata sulla spiaggia di Naxos da Teseo. L’eroe ateniese, infatti, ucciso il minotauro grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, aspettò che la fanciulla si addormentasse sull’isola di Naxos per ripartire con la sua nave e i suoi compagni. Al risveglio Arianna, disperata e delusa, iniziò a piangere, ma all’improvviso giunse il Carro trionfale di Bacco (o Dioniso), appena sfuggito dalla maga Circe, accompagnato da un corteo di ninfe e fauni e da un carro trainato da leopardi. Appena vide la giovane Arianna se ne innamorò, scese dal suo carro, la raggiunse e le donò una meravigliosa corona d’oro creta da Efeso che, lanciata in cielo, andò a formare la costellazione della Corona Boreale. Arianna ricambiato l’amore per il dio, lo seguì in cielo, per raggiungere le altre divinità dell’Olimpo. Nel dipinto è possibile riscontrare degli espliciti riferimenti ad un’artista attivo a Napoli, Francesco Solimena (1657-1747), tra i maggiori interpreti della cultura tardo barocca in Italia. Il pittore delle nostre tele, infatti, sembra rifarsi sia per lo stile, focalizzato sui personaggi caratterizzati da forti ombre e da tessuti leggeri, sia per le composizioni tanto a Solimena, quanto alle sperimentazioni cromatiche di Luca Giordano, alla pittura vigorosa ed espressiva di Mattia Preti, ma anche alla pittura del “chiaroscuro” di Caravaggio e di Giovanni Battista Caracciolo, artisti che hanno lasciato un solco indelebile nella Napoli del XVII secolo, capitale europea della pittura barocca. Il dipinto riprende alcune delle figure ideate da Solimena nel suo quadro omonimo presente nel mercato antiquario. In particolare, sono rassomiglianti le posizioni di Bacco con il braccio teso ad indicare le nubi nel cielo attraverso cui porterà Arianna nell’Olimpo, la figura della principessa a cui è affiancato un putto alato con fiaccola, lo scorcio della prua della nave di Teseo in partenza e il satiro alle spalle del Dio, mentre accarezza un leopardo, così come il putto in ginocchio davanti alla fanciulla cretese. Una reinterpretazione in cui il nostro artista ha deciso di concentrarsi sui principali personaggi della scena, a cui è riuscito a dare sentimenti ed emozioni vicinissimi al reale. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministero dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Scuola napoletana del XVIII secolo
Bacco e Arianna abbandonata da Teseo
Olio su tela, cm 74 x 100 – Con cornice, cm 89 x 111

Nell'opera è rappresentato un episodio mitologico tratto dai racconti di Ovidio e di Catullo: l’incontro tra Bacco e Arianna, dopo che la principessa cretese fu abbandonata sulla spiaggia di Naxos da Teseo. L’eroe ateniese, infatti, ucciso il minotauro grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, aspettò che la fanciulla si addormentasse sull’isola di Naxos per ripartire con la sua nave e i suoi compagni. Al risveglio Arianna, disperata e delusa, iniziò a piangere, ma all’improvviso giunse il Carro trionfale di Bacco (o Dioniso), appena sfuggito dalla maga Circe, accompagnato da un corteo di ninfe e fauni e da un carro trainato da leopardi. Appena vide la giovane Arianna se ne innamorò, scese dal suo carro, la raggiunse e le donò una meravigliosa corona d’oro creta da Efeso che, lanciata in cielo, andò a formare la costellazione della Corona Boreale. Arianna ricambiato l’amore per il dio, lo seguì in cielo, per raggiungere le altre divinità dell’Olimpo.
Nel dipinto è possibile riscontrare degli espliciti riferimenti ad un’artista attivo a Napoli, Francesco Solimena (1657-1747), tra i maggiori interpreti della cultura tardo barocca in Italia. Il pittore delle nostre tele, infatti, sembra rifarsi sia per lo stile, focalizzato sui personaggi caratterizzati da forti ombre e da tessuti leggeri, sia per le composizioni tanto a Solimena, quanto alle sperimentazioni cromatiche di Luca Giordano, alla pittura vigorosa ed espressiva di Mattia Preti, ma anche alla pittura del “chiaroscuro” di Caravaggio e di Giovanni Battista Caracciolo, artisti che hanno lasciato un solco indelebile nella Napoli del XVII secolo, capitale europea della pittura barocca.
Il dipinto riprende alcune delle figure ideate da Solimena nel suo quadro omonimo presente nel mercato antiquario. In particolare, sono rassomiglianti le posizioni di Bacco con il braccio teso ad indicare le nubi nel cielo attraverso cui porterà Arianna nell’Olimpo, la figura della principessa a cui è affiancato un putto alato con fiaccola, lo scorcio della prua della nave di Teseo in partenza e il satiro alle spalle del Dio, mentre accarezza un leopardo, così come il putto in ginocchio davanti alla fanciulla cretese. Una reinterpretazione in cui il nostro artista ha deciso di concentrarsi sui principali personaggi della scena, a cui è riuscito a dare sentimenti ed emozioni vicinissimi al reale.

La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo.

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