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Paolo Anesi (1697 – 1773), Ambito di - Paesaggio fluviale con figure
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Paolo Anesi (1697 – 1773), Ambito di - Paesaggio fluviale con figure

Ambito di Paolo Anesi (Roma, 1697 – ivi, 1773) Paesaggio fluviale con figure Olio su tela, cm 27 x 37 Con cornice cm 37,5 x 47 L’impatto esteso dalla vastità del panorama naturale e dalla parallela volontà di registrarlo dal vero costituì uno schema ricorrente entro la poetica rococò. La possibilità di innovare e risemantizzare il panorama prescelto attraverso la sempre libera disposizione di figure e addobbi vegetali consentì inoltre di mantenere il genere all’avanguardia ed al passo con le richieste di mercato. Se da un lato questi dipinti risultavano il più felice esito di personali riflessioni di viaggio, edotte a ricordo quali pittoriche pagine di diari ed itinerari, dall’altro apparivano contemporaneamente quali virtuosi omaggi per colti richiedenti, elaborati sottoforma di ricercate miniature. Il corridoio di nuvole sfilacciate del presente, collocate in un cristallino cielo primaverile, denota l’attenzione dell’artista non solo alla ligia restituzione del dato reale, ma anche all’impaginazione compositiva del dipinto, in cui proprio gli ampi lembi di terso azzurro esaltano i minuti ma brillanti dettagli delle architetture figurate. L’ariosa spazialità garantita nell’affondo prospettico del dipinto, in accordo con le figure umane e i decisivi cipressi in secondo piano, insieme al selciato percorso dai due viandanti sulla destra, fatto di grumose gemme dorate, consentono di riconoscere nel presente un’eco dell’opera di Paolo Anesi (1697-1773). Poliedrico artista romano proveniente da una famiglia di tessitori veneziani, a seguito della formazione avvenuta sotto Giuseppe Bartolomeo Chiari prima e Bernardino Fergioni poi, Anesi soggiornò nella città di Firenze. Qui, entro la fiorente bottega impugnata dalla sua direzione, si formò tra gli altri Francesco Zuccarelli, noto vedutista che diffuse i modi del maestro a Londra. Tornato nella capitale, Anesi si fece riconoscere ben presto quale rinomato paesaggista, patrocinatore di uno stile coniato nel soggiacente ambito della romanesca Arcadia, ma rinvigorito da influssi bamboccianti e alimentato da un maggior vigore coloristico. Il suo ductus pingendi, caratterizzato da una pennellata tesa nel riempimento delle campiture coloristiche e finemente dettagliata nel particolarismo diffuso dei panorami, lo rese artista richiesto dall’ottima frangia di nobili intenditori d’arte. Membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon dal 1757, a lui si estesero le richieste di freschi per le dimore del Principe Massimo ad Arsoli di Tivoli, quindi nel 1761 per Villa Albani e nel 1767 per i Palazzi dei Chigi e dei Doria. Lo storicismo che allora imperava in Roma lo fece risaltare come intelligente innovatore entro la pittura paesaggistica, cui l’artista accostò non solo le tradizionali rovine romane, ma anche vispe figurine tipiche dell’epopea rococò. Tanto Anesi poté nella penisola italiana quanto sul suolo anglosassone: la sua lezione si diffuse incontrastata tra i più aggiornati estensori del paesismo, caratterizzando la raffinata produzione internazionale. Alcuni dipinti dell’artista, estesamente diffusi entro collezioni private, sono conservati oggi nella Pinacoteca civica di Forlì (collezione Pedriali) e presso il Museo Diocesano di Milano. La cornice è fornita in omaggio, di conseguenza non può essere motivo di reso o reclamo. Per i dipinti acquistati all'estero: dopo il pagamento verrà avviata la procedura per ottenere la licenza di esportazione (ALC). Tutti i pezzi d'antiquariato inviati all'estero dall'Italia hanno bisogno di questo documento, rilasciato dal Ministero dei Beni Culturali. La procedura potrebbe richiedere da 3 a 5 settimane dalla richiesta, quindi, non appena avremo il documento verrà spedito il dipinto.

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Ambito di Paolo Anesi (Roma, 1697 – ivi, 1773)
Paesaggio fluviale con figure
Olio su tela, cm 27 x 37
Con cornice cm 37,5 x 47

L’impatto esteso dalla vastità del panorama naturale e dalla parallela volontà di registrarlo dal vero costituì uno schema ricorrente entro la poetica rococò. La possibilità di innovare e risemantizzare il panorama prescelto attraverso la sempre libera disposizione di figure e addobbi vegetali consentì inoltre di mantenere il genere all’avanguardia ed al passo con le richieste di mercato. Se da un lato questi dipinti risultavano il più felice esito di personali riflessioni di viaggio, edotte a ricordo quali pittoriche pagine di diari ed itinerari, dall’altro apparivano contemporaneamente quali virtuosi omaggi per colti richiedenti, elaborati sottoforma di ricercate miniature. Il corridoio di nuvole sfilacciate del presente, collocate in un cristallino cielo primaverile, denota l’attenzione dell’artista non solo alla ligia restituzione del dato reale, ma anche all’impaginazione compositiva del dipinto, in cui proprio gli ampi lembi di terso azzurro esaltano i minuti ma brillanti dettagli delle architetture figurate. L’ariosa spazialità garantita nell’affondo prospettico del dipinto, in accordo con le figure umane e i decisivi cipressi in secondo piano, insieme al selciato percorso dai due viandanti sulla destra, fatto di grumose gemme dorate, consentono di riconoscere nel presente un’eco dell’opera di Paolo Anesi (1697-1773). Poliedrico artista romano proveniente da una famiglia di tessitori veneziani, a seguito della formazione avvenuta sotto Giuseppe Bartolomeo Chiari prima e Bernardino Fergioni poi, Anesi soggiornò nella città di Firenze. Qui, entro la fiorente bottega impugnata dalla sua direzione, si formò tra gli altri Francesco Zuccarelli, noto vedutista che diffuse i modi del maestro a Londra. Tornato nella capitale, Anesi si fece riconoscere ben presto quale rinomato paesaggista, patrocinatore di uno stile coniato nel soggiacente ambito della romanesca Arcadia, ma rinvigorito da influssi bamboccianti e alimentato da un maggior vigore coloristico. Il suo ductus pingendi, caratterizzato da una pennellata tesa nel riempimento delle campiture coloristiche e finemente dettagliata nel particolarismo diffuso dei panorami, lo rese artista richiesto dall’ottima frangia di nobili intenditori d’arte. Membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon dal 1757, a lui si estesero le richieste di freschi per le dimore del Principe Massimo ad Arsoli di Tivoli, quindi nel 1761 per Villa Albani e nel 1767 per i Palazzi dei Chigi e dei Doria. Lo storicismo che allora imperava in Roma lo fece risaltare come intelligente innovatore entro la pittura paesaggistica, cui l’artista accostò non solo le tradizionali rovine romane, ma anche vispe figurine tipiche dell’epopea rococò. Tanto Anesi poté nella penisola italiana quanto sul suolo anglosassone: la sua lezione si diffuse incontrastata tra i più aggiornati estensori del paesismo, caratterizzando la raffinata produzione internazionale.
Alcuni dipinti dell’artista, estesamente diffusi entro collezioni private, sono conservati oggi nella Pinacoteca civica di Forlì (collezione Pedriali) e presso il Museo Diocesano di Milano.

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