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Se oversættelseFabricius Beatianus, Notaio Veneto - Compravendita Casa da Stazio - Venezia - 1624
Nr. 86877911
DESCRIZIONE
Il documento del 1624 che ci troviamo a esaminare è un atto notarile redatto a Venezia e rappresenta una compravendita tra due importanti figure del tempo: Paolo Sarotti, figlio di Gieronimo, e il nobile Marc'Antonio Priuli, membro di una delle più illustri famiglie patrizie della Serenissima. Il contratto riguarda la vendita di una casa da stazio, un tipo di abitazione tipicamente veneziana che offriva un accesso diretto ai canali, dotata di spazi sia coperti che scoperti. Nella città lagunare, una casa da stazio era un simbolo di prestigio, riservata a famiglie nobiliari o benestanti, in quanto permetteva di attraccare le imbarcazioni private, come le gondole, direttamente presso la residenza. Questo dettaglio dimostra l'importanza dell'acqua come mezzo di trasporto nella vita quotidiana di Venezia, dove l'accesso via canale era essenziale per il movimento e il commercio.
L'immobile oggetto di questa transazione sembra comprendere non solo la struttura abitativa ma anche un terreno circostante, forse un giardino o un piazzale, che conferisce ulteriore valore alla proprietà. Si tratta di una vendita significativa per l’epoca, soprattutto se si considera il prestigio della famiglia Priuli, alla quale apparteneva Marc'Antonio Priuli, il destinatario dell'acquisto. La famiglia Priuli era ben nota nella Venezia del XVII secolo per la sua ricchezza e le sue attività politiche e commerciali, con una storia che affonda le radici nel Medioevo. Essi contribuirono a numerose imprese, sia economiche che militari, e tra i suoi membri si annoverano dogi, cardinali e personalità di rilievo.
Il documento si apre con un incipit solenne e formale, in linea con le convenzioni notarili del tempo: "IN NOMINE CHRISTI AMEN", scritto con una capitale filigranata, decorata con ornamenti stilizzati che sottolineano la solennità dell'atto. Altre iniziali di rilievo nel testo sono anch'esse impreziosite da filigrane, conferendo all'insieme un’eleganza che riflette la cura e l’attenzione tipiche dei documenti ufficiali del periodo. Il resto del testo è redatto in un corsivo elegante, segno distintivo della mano di uno scrivano abile, probabilmente addestrato nella calligrafia cancelleresca. Questo tipo di scrittura, fluida ma precisa, era usato frequentemente per gli atti ufficiali e dimostra un alto livello di competenza calligrafica. La scrittura è inoltre supportata da una rigatura a secco, probabilmente tracciata con uno stilo, forse a punta d'argento, che lasciava lievi segni quasi invisibili ma utili per mantenere allineate le righe di testo. Questo strumento, molto apprezzato e utilizzato anche da artisti come Leonardo da Vinci, contribuiva a conferire un aspetto ordinato e regolare al documento.
Alla fine del documento troviamo la marca notarile manoscritta che certifica l’autenticità dell’atto. Il notaio incaricato della redazione dell’atto è Fabritius Beacianus, la cui firma compare come sigillo finale della validità giuridica. Questo dettaglio è particolarmente significativo, poiché rappresenta la garanzia ufficiale del contenuto dell’atto e della sua conformità con le leggi vigenti all’epoca. Tuttavia, dopo la conclusione del testo originale, è stata aggiunta una seconda pergamena, incollata alla prima, con annotazioni aggiuntive riguardanti conti e note relative alla gestione della proprietà. Questo tipo di aggiunta è un esempio comune nei documenti giuridici dell'epoca, in cui le informazioni accessorie o modifiche successive venivano integrate direttamente nell'originale.
Il documento è stato redatto su pergamena, un materiale di altissima qualità ottenuto dalla pelle di capra, molto utilizzato in ambito notarile per la sua durabilità e resistenza nel tempo. La scrittura si trova sul lato carne della pergamena, la parte più liscia e chiara della pelle, preferita per la sua omogeneità e capacità di trattenere l'inchiostro in modo uniforme. Il lato pelo, invece, conserva ancora i bulbi piliferi visibili, traccia evidente dell'origine animale del supporto scrittorio, ed è caratterizzato da annotazioni più tarde e brevi indicazioni legate alla conservazione e archiviazione del documento.
Un dettaglio interessante della pergamena è la presenza di un foro passante nella parte piegata del documento. Questo foro è il risultato dell'uso del chiodo da filza, uno strumento utilizzato per l'archiviazione dei documenti. I chiodi da filza erano comunemente impiegati per infilzare più documenti insieme, facilitando così il loro ordinamento e successivo recupero. Si tratta di una pratica comune negli uffici pubblici e notarili veneziani dell'epoca, che conferisce al documento un ulteriore elemento di autenticità.
Nonostante l'età del documento, esso si presenta in ottimo stato di conservazione, con solo lievi segni del tempo. Piccole macchie e aloni, forse causati dall'umidità, non hanno compromesso la leggibilità del testo, né tantomeno alterato l'integrità della pergamena. In definitiva, l'atto rappresenta un'importante testimonianza della vita economica e sociale della Venezia seicentesca, non solo per il contenuto giuridico ma anche per la qualità e la cura con cui è stato redatto.
STATO DI CONSERVAZIONE
Il documento si presenta in ottimo stato di conservazione. Gli unici segni del tempo sono qualche leggero alone e rare minuscole macchioline, che non compromettono in alcun modo la leggibilità del testo. Inoltre, sono presenti piccoli buchetti da filza, tipici dell'archiviazione dell'epoca, che non influiscono sulla struttura complessiva della pergamena.
DESCRIZIONE
Il documento del 1624 che ci troviamo a esaminare è un atto notarile redatto a Venezia e rappresenta una compravendita tra due importanti figure del tempo: Paolo Sarotti, figlio di Gieronimo, e il nobile Marc'Antonio Priuli, membro di una delle più illustri famiglie patrizie della Serenissima. Il contratto riguarda la vendita di una casa da stazio, un tipo di abitazione tipicamente veneziana che offriva un accesso diretto ai canali, dotata di spazi sia coperti che scoperti. Nella città lagunare, una casa da stazio era un simbolo di prestigio, riservata a famiglie nobiliari o benestanti, in quanto permetteva di attraccare le imbarcazioni private, come le gondole, direttamente presso la residenza. Questo dettaglio dimostra l'importanza dell'acqua come mezzo di trasporto nella vita quotidiana di Venezia, dove l'accesso via canale era essenziale per il movimento e il commercio.
L'immobile oggetto di questa transazione sembra comprendere non solo la struttura abitativa ma anche un terreno circostante, forse un giardino o un piazzale, che conferisce ulteriore valore alla proprietà. Si tratta di una vendita significativa per l’epoca, soprattutto se si considera il prestigio della famiglia Priuli, alla quale apparteneva Marc'Antonio Priuli, il destinatario dell'acquisto. La famiglia Priuli era ben nota nella Venezia del XVII secolo per la sua ricchezza e le sue attività politiche e commerciali, con una storia che affonda le radici nel Medioevo. Essi contribuirono a numerose imprese, sia economiche che militari, e tra i suoi membri si annoverano dogi, cardinali e personalità di rilievo.
Il documento si apre con un incipit solenne e formale, in linea con le convenzioni notarili del tempo: "IN NOMINE CHRISTI AMEN", scritto con una capitale filigranata, decorata con ornamenti stilizzati che sottolineano la solennità dell'atto. Altre iniziali di rilievo nel testo sono anch'esse impreziosite da filigrane, conferendo all'insieme un’eleganza che riflette la cura e l’attenzione tipiche dei documenti ufficiali del periodo. Il resto del testo è redatto in un corsivo elegante, segno distintivo della mano di uno scrivano abile, probabilmente addestrato nella calligrafia cancelleresca. Questo tipo di scrittura, fluida ma precisa, era usato frequentemente per gli atti ufficiali e dimostra un alto livello di competenza calligrafica. La scrittura è inoltre supportata da una rigatura a secco, probabilmente tracciata con uno stilo, forse a punta d'argento, che lasciava lievi segni quasi invisibili ma utili per mantenere allineate le righe di testo. Questo strumento, molto apprezzato e utilizzato anche da artisti come Leonardo da Vinci, contribuiva a conferire un aspetto ordinato e regolare al documento.
Alla fine del documento troviamo la marca notarile manoscritta che certifica l’autenticità dell’atto. Il notaio incaricato della redazione dell’atto è Fabritius Beacianus, la cui firma compare come sigillo finale della validità giuridica. Questo dettaglio è particolarmente significativo, poiché rappresenta la garanzia ufficiale del contenuto dell’atto e della sua conformità con le leggi vigenti all’epoca. Tuttavia, dopo la conclusione del testo originale, è stata aggiunta una seconda pergamena, incollata alla prima, con annotazioni aggiuntive riguardanti conti e note relative alla gestione della proprietà. Questo tipo di aggiunta è un esempio comune nei documenti giuridici dell'epoca, in cui le informazioni accessorie o modifiche successive venivano integrate direttamente nell'originale.
Il documento è stato redatto su pergamena, un materiale di altissima qualità ottenuto dalla pelle di capra, molto utilizzato in ambito notarile per la sua durabilità e resistenza nel tempo. La scrittura si trova sul lato carne della pergamena, la parte più liscia e chiara della pelle, preferita per la sua omogeneità e capacità di trattenere l'inchiostro in modo uniforme. Il lato pelo, invece, conserva ancora i bulbi piliferi visibili, traccia evidente dell'origine animale del supporto scrittorio, ed è caratterizzato da annotazioni più tarde e brevi indicazioni legate alla conservazione e archiviazione del documento.
Un dettaglio interessante della pergamena è la presenza di un foro passante nella parte piegata del documento. Questo foro è il risultato dell'uso del chiodo da filza, uno strumento utilizzato per l'archiviazione dei documenti. I chiodi da filza erano comunemente impiegati per infilzare più documenti insieme, facilitando così il loro ordinamento e successivo recupero. Si tratta di una pratica comune negli uffici pubblici e notarili veneziani dell'epoca, che conferisce al documento un ulteriore elemento di autenticità.
Nonostante l'età del documento, esso si presenta in ottimo stato di conservazione, con solo lievi segni del tempo. Piccole macchie e aloni, forse causati dall'umidità, non hanno compromesso la leggibilità del testo, né tantomeno alterato l'integrità della pergamena. In definitiva, l'atto rappresenta un'importante testimonianza della vita economica e sociale della Venezia seicentesca, non solo per il contenuto giuridico ma anche per la qualità e la cura con cui è stato redatto.
STATO DI CONSERVAZIONE
Il documento si presenta in ottimo stato di conservazione. Gli unici segni del tempo sono qualche leggero alone e rare minuscole macchioline, che non compromettono in alcun modo la leggibilità del testo. Inoltre, sono presenti piccoli buchetti da filza, tipici dell'archiviazione dell'epoca, che non influiscono sulla struttura complessiva della pergamena.
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oggetto consono alla descrizione, imballo ottimo, spedizione rapida.Giudizio complessivo : eccellente.
Se oversættelseExcellent!!! Very nice ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ Thank you very much
Se oversættelseNice transaction, thanks!
Se oversættelseTutto come da descrizione, venditore molto disponibile!
Se oversættelseottimo venditore
Se oversættelsePerfect ✔️
Se oversættelseVery beautiful piece, efficient packing !
Se oversættelsegrazie, stampa secondo le promesse e le attese. poco giustificato il costo della spedizione, anche se preannunciato. comunque un buon servizio.
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